lunedì 18 febbraio 2013

Detachment- Il Distacco


Detachment
 

di Tony Kaye

con: Adrien Brody, Christina Hendricks, Marcia Gay Harden, James Caan, Lucy Liu, Bryan Cranston, Tim Blake Nelson.

Drammatico

Usa (2011)

 







Il cinema americano frequenta spesso l'ambiente scolastico; le storie di giovani teen-ager scapestrati e ad un passo dall'autodistruzione salvati da un professore anticonformista e acculturato potrebbero individuare un genere codificato a sè stante, visto l'alto numero di pellicole che hanno ripreso tale assunto dopo l'expoit de "L'Attimo Fuggente" di Peter Weir nell'89; Tony Kaye, già regista dell'indementicato "American History X", si confronta con tale filone e, assistito da un cast da urlo, cerca di smontarne alcuni dei luoghi comuni.



La storia è sempre la stessa: un giovane professore idealista (Adrien Brody) viene chiamato come supplente in una scuola ai limiti del collasso; stringera amicizia con alunni e colleghi e tanterà "di fare la differenza".
La forza del film di Kaye, però, sta nello stile e nel modo di approcciarsi ai temi trattati; comnciando dal primo: il regista costruisce le scene usando talvolta più macchine da presa contemporaneamente; il punto di vista sull'azione viene così frammentato del tutto; come raccordo tra le scene, Kaye inserisce un monolgo in cui il protagonista confida le sue paure direttamente al pubblico; inserti animati, poi, sono usati per esprimere gli stati d'animo dei personaggi e le loro impressioni; il risultato è un gigantesco e continuo flusso di coscienza del protagonista: le immagini si susseguono talvolta senza soluzione di continuità, coinvogliando una sensazione di alienazione continua; la frammentazione del racconto si fa così metafora perfetto dello straniamento del protagonista verso il mondo marcio e decadente contro cui è chiamato continuamente a scontrarsi.



Se l'uso di più punti di vista contemporaneamente giustapposti in montaggio e l'ambiantezione scolastica possono ricordare "Storia di un Maestro", il punto di vista totalmente soggettivo, coincidente con quello del protagonista, dona una personalità forte alla pellicola; egli, a differenza di quanto accade in altri film simili, è un uomo privo di vere certezze: non ha un lavoro nè una residenza fissa; sa che fallire nel suo mestiere vuol dire condannare all'apatia perenne un'intera generazione e, per tutto il film, combatte contro il distacco che si crea tra le persone; l'anima del film, in realtà, è proprio questa: più che una pellicola sulla pedagogia, "Detachment" è una descrizione della lotta perenne di un uomo per risvegliare l'empatia di chi gli sta affianco, sia essa nei riguardi della cultura che, più semplicemente, verso sè stessi, per affermare una forma di rispetto dapprima personale e poi reciproco, unica soluzione all'entropia che, pian piano, risucchia la società americana (e non solo).
Nell'affrontare tale tema di base e quelli ad esso correlati, Kaye dimostra un coraggio non comune nemmeno all'interno della scena indie americana; i topi della violenza, del sesso adolescenziale e del suicidio sono trattati in maniera cruda e diretta, ma senza autocompiacimenti di sorta; l'inferno del personaggio di Brody ci appare così vivo e reale; tutta la vicenda è ammantata di fatalismo, sebbene nelle ultime sequenze venga mostrata una speranza per il futuro; nulla è sacro nella pellicola: a mano a mano che si procede nel racconto si scopre come tutti i personaggi, anche i più insospettabili, abbiano degli scheletri nel'armadio o, al meglio, delle debolezze fatali; purtoppo è proprio in queste substories che il film fallisce: sebbene i personaggi riescano ad essere credibili perchè interpretati da grandi attori, la loro caratterizzazione è perlopiù sciatta e bidimensionale; molte delle loro storie vengono affrontate con superficialità, come se fossero orpelli messi nel racconto giusto per allungarne la durata; ed è un vero peccato perchè la maggior parte di esse concernono problemi reali ed urgenti, meritevoli di un'analisi più approfondita.



"Detachment" è quindi un film non orginalissimo e in parte non riuscito, eppure forte e coraggioso; e per questo merita di essere visto anche solo a fini puramente pedagogici ed estetici.

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