venerdì 22 marzo 2013

La Pianista

La Pianiste

di Michale Haneke

con: Isabelle Huppert, Annie Girardot, Benoît Magimel, Susanne Lothar, Anna Sigalevitch.

Drammatico

Francia, Austria, Germania (2001)












Con "La Pianista" Haneke attua una svolta nella sua filmografia; nelle precedenti pellicole l'autore veicolava le sue tesi mediante i personaggi, che erano simboli utilizzati per la narrazione; qui invece l'autore effettua una scelta differente: la narrazione è descrittiva più che smaccatamente narrativa, e sono le azioni dei personaggi, stavolta, ad essere narrate in funzione della descrizione. 

"La Pianista", dunque, è il racconto di un personaggio, o per meglio dire di un tipo di persona: una donna frustrata che trasforma il suo malessere in cinismo sadico verso il prossimo e masochistico verso sè stessa.
La prostagonista, Erika, interpretata da una Isablle Huppert bellissima e algida come non mai, è una rinomata insegnante di piano; oramai non più giovane, vive ancora con l'anziama madre (Annie Girardot), ma la sua esistenza viene sconvolta dal giovane Walter (Benoît Magimel), musicista di talento che si innamora perdutamente di lei.

Erika è una donna fredda e spietata: la frustrazione dovuta all'oppressione della madre e alla mancanza di una vita sessuale viene da ella rielaborata sotto forma di cattiveria; un sadismo sottile, che si esplica nei commenti acidi e diretti verso i suoi allivei, sopratutto verso una giovane ed insicura ragazza che ne diviene la vittima preferita. La soppressione di ogni desiderio sessuale è dunque per Haneke il motore della cattiveria; situazione che, si diceva, viene sconvolta dall'arrivo di Walter: giovane e bello, il ragazzo esplicita subito la sua attrazione per la donna; episodio che segna uno sconvolgimento totale nella psiche della stessa: il desiderio sessuale riemerge, ma, a causa degli anni di rielaborazione, esso è deviato in forme diverse; dapprima Erika è dominatrice: il suo sadismo la porta ad opprime il giovane amante anche per dissuaderlo; tuttavia, una volta compresa la serietà dell'attrazione del giovane, esso si trasforma in afflato masochista: l'acidità che la donna riversa sugli altri torna indietro, giacchè ai suoi occhi questo è l'unico modo in cui la sua pulsione può trovare soddisfazione effettiva; questo perchè la possessione forzata è, per la sua mentalità, l'unico legame che può unire le persone: è oppressivo il suo rapporto con la madre, lo è quello con i suoi allievi e quindi deve esserlo anche quello con il suo amante.


Haneke non rinuncia neanche qui al suo stile freddo: il distacco dell'autore dà vita ad forma di pudicizia unica, anche nelle scene più esplicite (come quella del bagno); inoltre l'autore lascia che siano i dialoghi ad esplicare la perversione: poco viene mostrato direttamente, il "non-visto" anche in questo caso risulta, grazie alla maestria di Haneke, più potente dell'esplicito. Lo sguardo del regista qui è ancora più caustico del solito: Erika è descritta senza mezzi termini come una deviata, che non merita empatia da parte dello spettatore e la cui perversione va si compresa, ma non giustificata; il sadismo che il personaggio usa è lo stesso con cui l'autore lo concepisce: non deve esserci pietà alcuna verso di esso, ma solo uno sguardo attento, distaccato e chirurgico, con cui osservare le conseguenze della devianza.


"La Pianista" è una pellicola forte: il tema trattato e il modo con cui esso viene affrontato potrebbero turbare gli spettatori più sensibili; peggio per loro, giacchè essa è uno dei lavori più riusciti e veritieri del grande autore austriaco.

1 commento:

  1. Eccezionale.....grandissimo film anticonformista ma veritiero

    RispondiElimina