domenica 7 aprile 2013

Amour

di Michael Haneke

con: Jean-Louis Trintignant, Emanuelle Riva, Isabelle Huppert, Alexandre Tharaud, William Shimell.

Drammatico

Francia, Austria, Germania (2012) 











---SPOILERS INSIDE---


Palma d'Oro al Festival di Cannes 2012 (la seconda di fila per Haneke dopo quella per "Il Nastro Bianco" nel 2009) e premio Oscar come Miglior Film Stranier (il primo nella carriera del'autore), "Amour" è un'opera diversa rispetto agli altri film del regista asutriaco; Haneke si allontana per la prima volta dal ritratto psicologico della borghesia per compiere un'indagine a tesi sul sentimento umano per antonomasia: l'amore, inteso come forza indissolubile che unisce gli essere umani.



Ambientato quasi interamente in un appartamento, come un vero e propio Kammerspiel, "Amour" è la storia del legame infrangibile di una vecchia coppia di sposi, George ed Anne, intepretati da due vere e proprie leggende del cinema francese (e non solo): Jean-Louis Trintignant (protagonista, solo per citarne alcuni, di "Film Rosso" di Kieslowski nel 1994, de "Il Sorpasso" di Risi nel 1962 e del capolavoro di Bertolucci "Il Conformista" nel 1970) e Emanuelle Riva (protagonista, nel 1959, dell'imprescindibile "Hiroshima Mon Amour" di Alain Resnais, capostpite della Nouvelle Vagie francese); la vita dei due anziani sposi viene sconvolta dall'improvvisa malattia della donna, che peggiora giorno per giorno, rendendola sempre più debole e meno lucida, lasciando il marito solo, per la prima volta dopo anni, ed oberato dal peso della custodia.



Per la prima volta, Heneke decide di aprire il film in media res: sappiamo già dalla prima scena che l'esito della vicenda sarà inevitabilmente tragico; eppure, nella progressione, il coinvolgimento emotivo aumenta: complici le splendide interpretazioni dei due grandi autori, "Amuor" sconvolge e commuove pur nella sua smaccata semplicità di messa in scena.
Lo sguardo dell'autore, infatti, resta sempre distaccato e freddo, come sempre nelle sue opere, e il lavoro di sottrazione nella sceneggiatura raggiunge qui il suo apice; la bruttezza della malattia che divora lentamente Anne non viene mostrata esplicitamente, se non in un paio di scene; essa viene più che altro evocata mediante l'atmosfera del film, plumbea e fredda, dai colori lividi in ogni inquadratura; la difficoltà dell'accudimento può essere così evinta dallo sguardo stanco e malinconico di Trintignant, dai suoi movimenti lenti e dalla quotidina ordinarietà dei piccoli gesti casalinghi che è chiamato a compiere.



Per la prima volta, Haneke si affida anche al simbolismo: l'atrocità della condizione esistenziale di Georges viene messa in scena mediante uno strano sogno in cui l'uomo viene soffocato (gesto che anticipa il climax della pellicola, spostandolo sul protagonista); inoltre, la morte viene impersonificata da un animale: un piccione che si introduce furtivo tra le mura domestiche, dapprima scacciato con vigore dal protagonista e poi accolto con amore e rassegnazione.
E difatti sarà lo stesso George ad uccidere Anne: l'amore, per Haneke, è un legame talmente forte che nemmeno la più atroce delle sofferenze può spezzare; la morte, per Anne, è liberazione dalla malattia e ritorno ad una condizione di felicità: l'eutanasia diviene così non più mero atto di pietà, ma di amore vero e proprio, sublimazione dell'impossibilità dell'accettazione di ogni forma di degradazione della persona che si ama; e infatti, nell'epilogo, dalla messa in scena al solito fredda ma dal contenuto onirico, George ritrova Anne di nuovo lucida ed attiva, ma sempre anziana: il suo amore è puro, non è l'incedere del tempo a scalfirlo, ma solo la degenerazione fisica e mentale, intese come aberrazione della persona.


"Amour" è un capolavoro: una pellicola inedita per stile e temi nella carriera di Haneke, un ritratto forte e al contempo sottile di un'attrazione eterna, che riesce a commuovere davvero.


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