martedì 23 aprile 2013

L'Uomo Ombra

The Shadow

di Russell Mulcahy

con: Alec Baldwin, Penelope Ann Miller, John Lone, Ian McKellen, Peter Boyle, Tim Curry

Cinecomic/Noir

Usa (1994)















The Shadow (noto in Italia come "L'uomo Ombra") è un personaggio dalla genesi a dir poco singolare; nato nel 1930 come semplice voce narrante all'interno di un programma radiofonico, ottiene subito un grosso riscontro di pubblico grazie alle sue frasi ad effetto e alla sua magistrale risata sardonica; successo che porta la casa editrice Street & Smith a creare una rivista antologica (una delle mitiche pulp magazine dell'epoca) apposita per serializzare una serie di racconti che lo vedono protagonista, i quali vengono scritti da Walter Gibson (con lo pseudonimo di Maxwell Grant) ed illustrati da Edd Cartier, che ne disegnerà l'iconico sguardo traverso.



Divenuto protagonista di storie gialle e noir, The Shadow è di fatto il primo giustiziere mascherato della storia della letteratura popolare: il suo volto è coperto da un drappo (talvolta rosso, altre volte nero) e da un grosso cappello nero; detective e vigilante, l'Uomo Ombra altro non è che l'alter ego di Lamont Cranston, ex signore della guerra di origini occidentali ma attivo in estremo oriente, che, a seguito di un estenuante allenamento, acquisisce una serie di poteri che gli permettono di ipnotizzare i suoi avversari e di celare la sua immagine, ad eccezione però della sua ombra; durante l'addestramento, Cranston sviluppa anche un forte senso di giustizia e, una volta appresa la sua arte illusoria, decide di metterla al servizio del bene e di ritornare nella natia New York per sgominare i gangsters e far trionfare il bene.




Vero e proprio archetipo di tutti i supereroi cartacei (primo tra tutti il Batman di Bob Kane), The Shadow è protagonista di una serie di adattamenti cinematografici a basso budget tra gli anni '40 e '50; un progetto di trasposizione ad alto budget si profila, di fatto, solo alla fine degli anni '80, quando Sam Raimi, fan sfegatato, tenta in tutti i modi di portarlo su schermo; il fallimento di Raimi, dovuto all'impossibilità di ottenerne i diritti di sfruttamento, porta alla genesi di uno dei suoi film più riusciti: lo splendido "Darkman" (1990); tuttavia, il progetto di una trasposizione non cade nel nulla: nel 1994 è Russell Mulcahy, già regista del mitico cult "Highlander- L'Ultimo Immortale" (1986), a dirigere l'operazione.




Pellicola tutto sommato dignitosa, anche se non eccezionale, "L'Uomo Ombra" è il classico cinecomic dei primi anni '90; forte di un grosso budget il film si pregia di un cast di tutto rispetto: Alec Baldwin, allora superdivo di Hollywood, presta volto e corpo a Cranston, cavandosela decentemente, sopratutto nelle scene in cui è truccato, vista la sua quasi proverbiale legnosità espressiva (i fasti di "30 Rock" e delle commedie brillanti che ne rivelarono il talento a metà del decennio scorso sono ancora lontanissimi); la bella e brava Penelope Ann Miller è la fanciulla in pericolo e mezza dark lady Margo Lane (no, il cognome non è un caso) e nei panni del villain troviamo niente meno che John Lone, all'epoca reduce dalla sua splendida performance in "M:Butterfly" (1993) e in uno dei suoi ultimi ruoli in una produzione americana.




Mulcahy in cabina di regia assicura ritmo e cura nelle scene d'azione, oltre che ad una sapiente costruzione delle inquadrature e delle scene, le quali, ispirate forse dal "Dick Tracy" di Beatty (1990) mimano le vignette di un albo a fumetti, in pieno stile cinecomic.
Ciò che non convince è invece la sceneggiatura di David Koepp; l'autore, che nel decennio successivo diverrà tristemente famoso per i pessimi script di "Spider-Man" (2002) e, sopratutto, di "Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo" (2007), esagera, nella seconda parte, con l'umorismo camp; se già a metà film la storia si rivela come foriera di risvolti del tutto improbabili (il discendente di Gengis Khan vuole usare un prototipo di bomba atomica per conquistare il mondo... come no), nel climax lo stile si fa genuinamente slapstick, con i personaggi che inseguono bombe e combattono come se fossero una comica degli anni '30, distruggendo definitivamente la sospensione dell'incredulità e avvicinando pericolosamente il tutto alla soglia del trash, senza, fortunatamente, superarla.




Ciò che resta, in fin dei conti, è una pellicola divertente, anche se pacchiana, dove l'intrattenimento è dovuto all'impegno degli attori e del regista e, sopratutto, agli ottimi effetti speciali, tutt'ora spettacolari e credibili, oltre che perfettamente integrati con il set e la fotografia, anche quando animati in CGI, prova che un tempo non bastava una semplice animazione 3d da due soldi per creare un'inquadratura in un film dall'alto budget.

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