domenica 12 maggio 2013

10 Sguradi X 100 Post

I primi 100 post, wow! Come festeggiare un traguardo del genere? Vedendo.... anzi meglio "gurardando", volgendo lo sguardo verso un altro sguardo, una serie di visioni d'autore che hanno contribuito, in un modo a nell'altro, a plasmare la nostra visione di spettatori. ENJOY!


2001: Odissea nello Spazio  di Stanley Kubrick (1968)


L'uomo nasce, cresce, si evolve e viene rigenerato in una nuova forma, più evoluta, più perfetta, simile e vicina al divino; al contempo, il cinema si affranca definitivamente dalle altre forme narrative per raggiungere la sua pienezza espressiva: solo immagini e musica, ovvero la definitiva esperienza sensoriale.


Fino all'ultimo respiro  di Jean-Luc Godard (1960)


Sul solco tracciato da Rossellini con "Roma Città Aperta" (1945), Godard distrugge la narrazione classica, sviluppa la pellicola basandosi unicamente sugli attori, sul concetto e sopratutto sulla messa in scena, che, camera a mano in spalla, diviene libera; il cinema, la cui finzione viene svelata di volta in volta dall'autore, si fa così più veritiero, perchè coscente di sè stesso e dei suoi limiti intrinseci.


Apocalypse Now di Francis Ford Coppola (1979)


Un uomo, un autore, un mito indiscusso del Grande Schermo: Marlon Brando; in un'opera monumentale, perfetto paradigma della forza espressiva della Settima Arte, il grande attore improvvisa, si confessa, recita Eliott e si perde nei meandri di Conrad, guardandoci con gli occhi di chi ha dato tutto sè stesso all'arte e alla vita e ne è uscito distrutto nell'anima e nel corpo.


I 400 Colpi di François Truffaut (1959)


L'innocenza, l'iconoclastia, la voglia matta di vivere e amare a scapito di tutto e di tutti; lo sguardo triste di Antoine Doinel è il medesimo di Truffaut, che però, con una forza innovatrice immensa, ridefinisce la forma estetica e stilistica del cinema per i decenni a venire.



C'era una volta il West di Sergio Leone (1968)


Il tempo e lo spazio si piegano e si dilatano al volere di un grande autore; il mito del West tramonta per sempre, sulle splendide note di Morricone e con gli occhi, profondi e gelidi, dell'indimenticabile Charles Bronson.



Blade Runner di Ridley Scott (1982)


Uno sguardo alieno, forse umano, forse più umano dell'umano, si sofferma su una Los Angeles futuribile e distopica, un mondo cupo, eppure romantico, in cui le emozioni sopravvivono e pulsano nel cuore e nell'anima di un gruppo di reitti in fuga, alla disperata ricerca di vita, come ogni essere umano degno di questo nome.


Amici Miei di Mario Monicelli e Pietro Germi (1975)


Guardare in faccia le disgrazie della vita e riderne sardonicamente; la zingarata non è fuga dalla realtà, ma sberleffo nei confronti di un mondo triste e abbruttito dalle tragedie, unico rimedio per restare vivi.



Brother di Takeshi Kitano (2000)


Lo sguardo profondo e infantile di un autore geniale, che si sofferma su di un mondo a lui estraneo (l'Occidente) nel quel trova l'amicizia fraterna e il vero riconoscimento artistico che gli spetta.


Aguirre Furore di Dio di Werner Herzog (1972)


Un uomo vuole diventare mito: sfida il mondo intero per raggiungere la gloria; il suo sguardo fosco e brutale è l'incarnazione stessa del male, ma anche dell'ambizione, che rende l'essere umano simile al dio.


Ichi the Killer di Takashi Miike (2001)


La frustazione sessuale diviene arma, l'essere umano è sospeso tra due anime, una più nera dell'altra; ma una volta che il massacro si è compiuto, esso è libero e il suo sguardo di nuovo innocente: privo della violenza, l'uomo è un infante candido e dagli occhi tristi per quello che hanno dovuto sopportare

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