martedì 6 agosto 2013

Spider-Man 3

di Sam Raimi

con: Tobey Maguire, Kirsten Dunst, James Franco, Thomas Haden Church, Topher Grace, Bryce Dallas Howard, J.K.Simmons, Rosemary Harris, James Cromwell.

Commedia/Supereroistico

Usa (2007)














Quando un ex enfant prodige dirige uno dei film più stupidi che si siano mai visti, si può davvero continuare a conisderarlo come un grande artista? Domanda che diviene quasi un obbligo morale alla fine della visione di "Spider-Man 3", nel quale Raimi sfoggia una predilezione per l'idiozia gratuita che va ben oltre il limite di guardia. Perché "Spider-Man 3" è davvero un film stupido, non solo nella storia, ma anche nella caratterizazione dei personaggi, nella costuzione delle singole scene e, in genere, nell'approccio con cui l'autore si cimenta con il materiale.
Ora, il caos produttivo che ne ha segnato la lavorazione è cosa nota; il produttore Avi Arad, all'epoca timoniere capo presso la divisione filmica della Marvel, premeva affinché il film si concentrasse sullo scontro tra l'eroe e Venom, la sua nemesi più amata dal pubblico, ed avesse un tono più cupo; mentre a Raimi interessava di più cocnentrarsi sui nemici classici dell'Arrampicamuri e continuare ad avere un tono leggero, marchio di fabbrica della serie. Contrapposizione di visioni che ha finito per fondersi in uno script che, a fronte di infinite riscritture, è divenuto un vero e proprio fritto misto di situazioni e personaggi, spesso inseriti a forza. Il che, sommato ad una regia goffa, crea uno spettacolo delirante.
 


Ma in primis non si può che stigmatizzare i più basilari difetti di scrittura; per creare un conflitto iniziale, non si ha una effettiva crescita del protagonista neanche dopo ben due film; Peter è l'eterno ragazzo, quasi Pan nella sua eterna ingenuità travestita da innocenza, il quale non riesce a vedere il suo egoismo nei confronti dell'eterna fidanzata Mary Jane; il loro rapporto viene reso "tormentato" grazie a dialoghi ripetitivi, dove non si fa che riportare al centro di tutto la megalomania dell'eroe mal digerita dalla ragazza. Quando poi entrano in scena i potenziali "terzi", si comincia a scadere nel ridicolo.





Non si riesce a crede al personaggio di Gwen Stacy (Bryce Dallas Howard), la cui attrazione per Peter solo accennata non diviene mai centro narrativo, pur in teoria dovendo mettere in crisi il rapporto con Mary Jane; e come da tradizione, anche lei è confinata nel ruolo della "bella da salvare", aggravato dal fatto di essere caratterizzata come un'oca giuliva, tanto da far davvero sospettare una forma di misoginia sottesa alla visione di Raimi.






Ancora più ridicolo è il ruolo di Harry Osborn, la cui vendetta consiste nel far separare Peter da Mary Jane, il che per un villain armato fino ai denti è a dir poco stupido; ancora più stupida è l'esecuzione di questo piano, con Mary Jane che potrebbe tranquillamente rivelare la verità all'amato, ma decide chissà perché di non farlo. Se a questa claudicante formula si aggiunge una botta in testa che causa una temporanea amnesia ed una torta in grado di ridare i ricordi, la soglia del trash comincia davvero ad avvicinarsi.






Trash che esplode quando Raimi decide di infarcire una traccia narrativa dark con uno humor bambinesco, senza saper gestire il tutto. Vedere la versione "cattiva" di Peter Parker pavoneggiarsi per le strade di Manhattan a tempo di musica è uno spettacolo che fa cadere le braccia per le incredibili dosi di ridicolo involontario che vengono iniettate negli occhi del povero spettatore; ed il top lo si raggiunge nella sequenza del ballo seduttivo con la Stacy, da antologia del trash non voluto.
Il che fa tornare alla memoria il modo in cui invece lo stesso autore riusciva perfettamente a fondere il registro comico con quello splatter ne "La Casa 2" (1987); perché allora qui fallisce? Le risposte possibili sono tutte allo stesso modo avvilenti: è possibile che Raimi abbia perduto il suo smalto nel corso degli anni, che abbia volutamente diretto male una sequenza che non voleva all'interno di un film la cui paternità per certi versi non può essergli attribuita, che abbia ingenuamente perso di vista il limite tra humor e stupidità; o, ancora peggio, che la sua visione del personaggio sia limitata; d'altro canto, anche gli altri film non erano che puri divertissement che giocavano ad avere una morale, non, viceversa, racconti morali narrati con personaggi di carta. Una visione tipica di chi crede che dal mondo dei fumetti possono solo essere tratte storielle per bambini, ossia l'esatto opposto di quanto aveva dimostrato Tim Burton con lo splendido "Batman Returns" (1992) o di quanto avrebbe dimostrato di lì a poco Nolan con "The Dark Knight" (2008).




Regia e sceneggiatura si fondono così in un perfetto cocktail di personaggi idioti e sequenze malriuscite. La storia che le lega assieme è quanto di più frammentario possibile; da un lato c'è la scoperta del vero assassino di Zio Ben, ossia Flint Marko (Thomas Haden Church), presto tramutatosi nell'Uomo Sabbia, la cui caratterizzazione è simile al Doc Ock di "Spider-Man 2", ossia quella di un buon costretto al male, in una riproposizione di idee che forse cela la mancanza di una vera visione originale del personaggio; dall'altro il New Goblin che tormenta Peter per vendicare la morte del padre, che viene messo fuori gioco alla fine del primo atto, ritorna nel secondo e nel terzo decide di divenire buono. Ed infine lui, il tanto amato Venom, ridotto ad una comparsa nell'ultimo atto, è un personaggio a dir poco evanescente; la scelta di Topher Grace come interprete avrebbe in teoria dovuto trasformarlo in una sorta di doppio malvagio anche di Peter: laddove Parker è buono ed ingenuo, Eddie Brock è volitivo e scorretto. Ma il loro confronto è talmente basilare da scadere nella blandezza più totale.




Moltiplicazione di personaggi che si tramuta in uno script che è una vera e propria accozzaglia di scene; tutto il secondo atto è costituito da serie di sequenze che a stento si legano tra loro; il tutto per arrivare ad un terzo atto dove tutto sa di già visto: la bella è in pericolo per l'ennesima volta, l'Uomo Ragno vince tutte le sue battaglie, i cattivi si redimono ed il male viene eliminato. Ed anche qui il ridicolo si fa vivo, con le bombe del Goblin che a seconda dei casi si limitano a sfregiare volti o ad annichilire interi esseri umani quando la sceneggiatura lo richiede e con un maggiordomo-deus ex machina spuntato dal nulla.




Tentare di difendere un lavoro del genere è inutile: Raimi non ha saputo gestire il materiale datogli; la sua visione del personaggio, fin troppo naif, è scaduta nel ridicolo più puro ed il film è semplicemente brutto. E con il suo budget da 258 milioni di dollari e l'incasso globale di quasi 900, "Spider-Man 3" può davvero essere considerato come il più grande film trash mai realizzato.

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