lunedì 10 febbraio 2014

A Proposito di Davis

Inside Llewyn Davis

di Joel e Ethan Coen

con: Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Garret Hedlund, John Goodman, F.Murray Abraham, Ethan Phillips, Max Casella.

Usa, Francia (2013)


















Genitori ossessionati dalla paternità, assassini improbabili e pasticcioni, hippies fuori tempo massimo, scrittori privi di ispirazione, padri di famiglia privi di ogni riferimento: il cinema dei fratelli Coen è la perfetta ballata di un gruppo di personaggi anomali, disfunzionali, reietti eppure magnificamente umani, che nelle opere del geniale duo di Minneapolis divengono lo specchio deformato di un'America profonda, lontana dai fasti e dalle luci accecanti e per questo infinitamente reale. "Inside Llewyn Davis" è l'ennesimo, perfetto, ritratto di un perdente e della società che lo circonda, ideale "continuazione" del precedente, geniale, "A Serious Man" (2009).






Greenwich Village, New York, 1961; Llewyn Davis (Oscar Isaac, al suo esordio come protagonista) è un cantante folk spiantato, senza un soldo e perennemente in cerca della grande occasione; Llewyn si barcamena tra magre serate al club locale, il "Gaslight", affronta un difficile rapporto con la sua ex ragazza e collega Jean (Carey Mulligan) e con il di lei ragazzo Jim (Justin Timberlake); tuttavia, nessun evento realmente incisivo sembra accadere nella sua vita.






"A Serious Man" era la descrizione di una società apparentemente perfetta che poco alla volta deflagrava a causa della mancanza di valori e punti di riferimento; un mondo impazzito perchè definitivamente dominato dall'assurdità; il tempo e il luogo di "Llewyn Davis" sono i medesimi: l'America degli anni '60; ma Davis non è l'esponente della middle-class, bensì un sottoproletario senza tetto e girovago; per lui il sogno americano non si è realizzato; ecco dunque che i colori caldi e l'atmosfera superficialmente serena del film del 2009 lasciano spazio a luci contrastate, monocromie fredde ed un'atmosfera gelida, che rimarca il vuoto esistenziale del protagonista; Llewyn Davis si muove tra i bassifondi di New York, perfettamente immerso nell'universo della controcultura beat dei primi anni '60; lui e i suoi simili dalla vita non hanno avuto nulla, né lo avranno mai; la normalità, intesa come realizzazione e stabilità, a Davis viene negata, sotto la forma di negazione della paternità, che egli ignora e che ad un certo punto perfino rifiuta per seguire testardamente i suoi sogni di gloria. Llewyn non perde punti di riferimento e non precipita in nessun baratro: egli non ha mai avuto nessun metro di paragone effettivo, se non un padre che non riconosce come tale e ora ridotto ad un fantasma; per lui il mondo è sempre stato un caos, un inferno in cui gli eventi si susseguono senza dargli nulla e togliendoli quel poco che ha; e come in "A Serious Man" anche qui ritorna l'assurdità del caso, sotto le spoglie di un cowboy in nero, simbolo di un'America retrograda che non accetta i suoi nuovi figli e che li picchia senza motivo; e se "A Serious Man" si concludeva con un'ideale apocalisse pronta a spazzare via la società ormai in pezzi, l'inferno di Davis è invece un circolo perpetuo, in cui il protagonista è condannato a ripetere le sue disavventure in eterno senza neanche avere la coscienza della ripetizione stessa, limitandosi a subire passivamente gli eventi che si ripetono in un loop infinito.






"Inside Llewyn Davis" è però anche il perfetto spaccato di un piccolo universo ormai perduto: la scena beat del Greenwich Village; le disavventure del protagonista, ispirate alla vera storia del cantante folk Dave Van Ronk, permettono ai Coen di rievocare la vivacità di una controcultura agli albori, ma già in subbuglio; mondo che i due autori ritraggono in modo impietoso, tratteggiando gli autori come ribelli folli e sboccati (su tutti l'enigmatico e spassoso personaggio di Garrett Hedlund, ricalcato su Jack Keruac) e i produttori come vecchi cerebrolesi e biechi affaristi; non da meno, i Coen affondano duro anche contro la classe borghese, dipinta come un gruppo di vecchi chiusi nel passato; eppure, nel descrivere lo scontro tra i due mondi, i due geniali autori riescono ancora a stupire: Llewyn non odia davvero i Gorfein nemmeno quando lo umiliano, così come i Gorfein paiono essere l'unico punto fermo e fonte d'affetto nel suo scalcinato mondo, a differenza della sua vera famiglia (la sorella), che non aiuta nemmeno quando è nelle peggiori difficoltà.






E nel dipingere il dramma di Lewyn Davis i Coen aggiornano i loro stile, pur rimanendo coerenti con il passato; le atmosfere oniriche e surreali vengono esacerbate, anche a causa della circolarità della narrazione; i dialoghi sono essenziali, sopratutto quelli del protagonista, che si esprime davvero solo attraverso le note delle sue canzoni; ma è il modo in cui si approcciano al personaggio che stupisce davvero: come in tutti i lavori passati, il distacco con la materia narrata è avvertibile in ogni scena, eppure questa volta i due autori usano un tono più melanconico, guardano ai piccoli drammi del protagonista con più tenerezza del solito, pur avvolgendo in tutto in un'atmosfera glaciale che copre ogni slancio emotivo; il film diviene così l'ideale estensione dell'immensa prova d'attore di Oscar Isaac: apparentemente calmo ed intontito, il volto dell'attore cela un turbinio di emozioni represse, al pari dello stile sottrattivo che i due registi usano nel descriverlo.
E come nella migliore tradizione del loro cinema, i Coen sintetizzano perfettamente la commedia con il dramma, creando un umorismo nero con cui pungolano perennemente lo spettatore, chiamato a ridere dell'assurdità delle peripezie di Llewyn.




Tassello essenziale nella riflessione dei Coen e piccolo capolavoro di stile, "Inside Llwyn Davis" è una pellicola divertente, commovente e geniale, che riesce a divertire e straziare senza mai scadere nel patetico o nel prolisso.




EXTRA:

Piccola curiosità: il personaggio del padrone del Gaslight Club è stato battezzato con il nome di Pappi Corsicato; un caso o un omaggio ad uno degli autori italiani meno conosciuti eppure più talentuosi in circolazione?



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