giovedì 15 maggio 2014

Gigolò per Caso

Fading Gigolo

di John Turturro

con: John Turturro, Woody Allen, Vanessa Paradis, Liev Schriber, Sharon Stone, Sofia Vergara, Tonya Pinkins, Michael Badalucco, Aida Turturro, Max Casella.

Commedia Brillante

Usa (2014)









La carriera come regista di John Turturro ha prodotto, nel corso di ben 22 anni, poche pellicole, delle quali giusto il suo esordio, "Mac", merita davvero di essere lodato; alla sua quinta regia, il grande attore italoamericano tenta di omaggiare il cinema romantico e leggero di Woody Allen con una storia d'amore audace ma tenera e schierando in prima linea il suo punto di riferimento; il risultato finale è tutt'altro che memorabile.


New York; Fioravante (John Turturro) e Murray (Woody Allen) sono grandi amici e soci in affari da una vita intera; a seguito della chiusura della libreria in cui entrambi lavoravano, Murray fa una strana proposta all'amico: iniziare a lavorare come gigolò per signore; inizialmente ributtante, Fioravante comincia la sua attività di squillo ed ottiene subito un grande successo, sopratutto presso la ricca ed annoiata signora Parker (Sharon Stone); ma le cose si complicano quando Murray gli presenta Avigal (Vanessa Paradis), vedova di origini ebraiche ed ortodosse.


La storia dello strambo duo si muove su due coordinate distinte: da un lato la commedia brillante e sofisticata, volta a scandagliare i misteri e le bizzarrie del rapporto uomo/donna; dall'altra la disanima satirica delle asfissianti costumanze della comunità ebraica newyorkese più intransigente; e il debito verso pellicole quali "Io e Annie" (1977) e "Vicky Christina Barcelona" (2008) è evidente fin dalle primissime battute; tant'è che Woody Allen qui riprende il suo abituale ruolo di tipo nervosetto e un pò scanzonato, mentre Turturro ricopre il lato più timido e romantico dell'archetipo alleniano.


Ciò che non funziona è la scrittura (ad opera dello stesso Turturro): i dialoghi cercano perennemente di divertire in modo intelligente, ma raramente colgono nel segno, non arrivando mai nemmeno a sfiorare la pura genialità delle migliori opere dell' "Ebreo newyorkese per antonomasia". I personaggi sono tutti rigorosamente monodimensionali e stereotipati; difetto teoricamente scusabile nei due protagonisti (sorta di unicum scisso in due maschere opposte e complementari), ma non nei personaggi di contorno, quali quelli di Sharon Stone e Sofia Vergara, che divengono immediatamente delle macchiette prive di vera personalità; su tutti è però quello di Avigal il personaggio meno riuscito, configurandosi come la classica "maschera" della puritana redenta. Ancora peggio è l'intreccio, che si basa su archetipi e stereotipi triti e scontati, non convince nè nella scontatissima costruzione romantica, nè nella dissacrazione dell'ortodossia yddish, troppo superficiale e finanche timorosa.


Se come sceneggiatore Turturro non supera la prova del confronto con Allen, come regista si riconferma come un autore privo di personalità e dalle forti limitazioni estetico-narrative; tolta la derivatività nell'uso della fotografia dai colori sempre caldi, le sue inquadrature sono sciatte e il montaggio sembra a tratti eseguito a caso, con scene che si interrompono prima del climax (su tutte il primo incontro con Avigal) stemperando la carica drammatica o comica.


Piatto e anonimo, "Giogolò per Caso" è una commediola trita e dimenticabile; meglio riscoprire il talento del Turturro attore, quello si ancora forte nonostante le cadute di stile (la trilogia di "Transformers", cui ha preso parte per motivi squisitamente alimentari).

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