lunedì 9 giugno 2014

Christiane F.- Noi Ragazzi dello Zoo di Berlino


Christiane F.- Wir Kinder wom Bahnhof Zoo

di Uli Edel

con: Natja Brukchorst, Thomas Haustein, Jens Kuphal, Christianne Reichelt, David Bowie.

Drammatico

Germania (1981)















Anni '70: il consumo di droga presso gli adolescenti raggiunge il picco massimo; la piaga dei narcotici comincia ad avere una vera rilevanza sociale; per le strade delle capitali europee è facile scorgere giovani intenti al consumo; vite distrutte si ammassano in locali fatiscenti, mentre l'età media dei tossicodipendenti comincia a calare vertiginosamente (come testimoniato negli scatti shock di un allora ventenne Larry Clark). Nel '79 Christiane Vera Felscherinow scrive "Noi Ragazzi dello Zoo di Berlino" dove, sotto lo pseudonimo di Christiane F., offre un resoconto senza filtri della tossicodipendenza pre-adolescenziale; il libro diviene subito un best-seller sopratutto tra i giovanissimi, che ne divorano le pagine con morbosa curiosità; due anni dopo, nell'aprile del 1981, ossia appena due mesi prima della prima diagnosi dell'A.I.D.S., la versione cinematografica "Christiane F.- Noi Ragazzi dello Zoo di Berlino" sconvolge gli spettatori di tutto il mondo con la sua storia disperata e le sue immagini crude, generando scandalo e indignazione. Rivisto oggi, il film risulta fin troppo pesante e grezzo, ma la sua forza contenutistica e la sua crudezza continuano a colpire.


Berlino, primi anni '80; Christiane (Natja Brukchorst, all'epoca appena quindicenne) è una giovane ragazza di tredici anni; nell'arco di pochi mesi la sua vita viene sconvolta dall'abuso di droga: avvicinatasi al sottobosco dei tossicodipendenti per caso e per l'amore del coetaneo Detlev (Thomas Haustein), Christiana sprofonda ben presto in un inferno in terra fatto di abusi ed umiliazioni.


Nella descrizione della caduta in disgrazia della protagonista non ci sono filtri né retorica: le immagini parlano da sole; Chistiane è una ragazza ordinaria: ama David Bowie, soffre per l'abbandono del padre e per l'assenza della madre, si innamora del giovane Detlev e si divertente frequentando il Sound, la discoteca più in di Berlino; ma nel momento in cui la giovane si avvicina alla droga, ogni compromesso visivo viene meno: le siringhe sparate in vena, le fumate di majuana e il decadimento fisico vengono letteralmente gettate in faccia allo spettatore; tra spruzzi di vomito e sprizzi di sangue dalle vene del collo, nulla viene addolcito: la crudezza delle immagini vuole essere esplicitamente scioccante per sensibilizzare chi assiste alle "disavventure" dei giovani protagonisti, il cui mondo fatto di squallidi gabinetti pubblici e rapide marchette per alzare qualche soldo viene dipinto in modo vivido fino a risultare un incubo ad occhi aperti, complice anche la disperazione indotta dalla giovane età dei personaggi.


Per la prima volta la tossicodipendenza trova una rappresentazione adeguata nel cinema europeo (nel cinema americana il precedente "storico" era dato da "L'Uomo dal Braccio d'Oro" del 1955, diretto dal grande Otto Preminger); e sempre per la prima volta è il mondo degli adolescenti a venire descritto: non ci sono personaggi adulti in scena, se non per pochissimi minuti; e questi altri non sono che genitori assenti o clienti pronti ad usare i giovani sbandati per soddisfare le proprie voglie più deviate. E se la rappresentazione del mondo adulto è sicuramente negativa, ancora più atroce è quella dei ragazzi: dei veri e propri "morti viventi" totalmente incapaci di affrancarsi dalla droga, pronti a tutto pur di conquistare una dose e volti a sacrificare qualsiasi forma di dignità nell'attesa della prossima "spada". Un mondo in cui non vi è speranza di redenzione, non c'è salvezza vera per nessuno, forse neanche per la protagonista; di sicuro non per i più deboli, che muoiono ai margini delle strade o in appartamenti fatiscenti per essere abbandonati subito dopo anche dagli amici più cari.


E se Edel inciampa in una messa in scena scialba, gli va comunque riconosciuto il coraggio nel mostrare esplicitamente la tossicodipendenza tramite l'uso di immagini forti che non scadono mai nel ricattatorio o nella spettacolarizzazione, riuscendo sempre a colpire allo stomaco; tant'è che oggi, a 33 anni dalla sua uscita nelle sale e con la tossicodipendenza divenuta vera e propria piaga sociale, "Christiane F." meriterebbe di essere mostrato nelle scuole per educare un giovane pubblico viziato dalle immagini fin troppo spettacolari e sgargianti di "Traispotting" (1996) e "Requiem for a Dream" (2000).

EXTRA:

Quando il film entrò in produzione, David Bowie era all'apice della fama; nonostante i suoi impegni, il grande artista fu talmente colpito dalla forza del romanzo che volle partecipare ad ogni costo alla pellicola, finendo per in un cameo: le immagini del concerto che prelude alla prima "spada" di Christiane sono state girate in studio appositamente per il film.

Nessun commento:

Posta un commento