lunedì 29 settembre 2014

Chi Protegge il Testimone

 Someone to watch over me

di Ridley Scott

con: Tom Berenger, Mimi Rogers, Lorainne Bracco, Jerry Orbach, John Rubinstein, Andreas Katsulas.

Thriller

Usa (1987)














Due cult amatissimi e al contempo due  terribili flop al botteghino; perchè il capolavoro "Blade Runner" (1982) e il piccolo gioiello di estetica "Legend" (1985) furono riscoperti come tali solo parecchi anni dopo la loro uscita; nel frattempo, Ridley Scott decide di rivedere il suo cinema e il suo stile: abbandona ogni forma di sperimentazione visiva e narrativa, dimentica quelli che erano i marchi di fabbrica del suo stile e si abbandona a pellicole più convenzionali; ma se i successivi "Black Rain" (1989) e "Thelma & Louise" (1990) restano comunque prove riuscitissime per l'autore brittanico, il primo film di questo nuovo corso della sua carriera è tutt'altro che memorabile: "Chi Protegge il Testimone", thriller poliziesco dalle scialbissime tinte romantiche che sembra concepito ed eseguito da un manierista piuttosto che dal vero Ridley Scott e che preconizza la futura caduta in disgrazia dell'autore.


New York City; durante un ricevimento alla presenza di tutto il jet set della città, la bellissima Claire Gregory (Mimi Rogers) assiste all'omicidio di un suo spasimante per mano dello psicopatico Joey Venza (Andreas Katsulas); per proteggerla viene incaricato il neo-detective Mike Keegan (Tom Berenger), originario del Queens, il quale, sposato e con un figlio, ben presto si innamorerà della ricca e sofisticata testimone.


La storia è tutta qui: due personaggi appartenenti ad un rango sociale diverso, anzi opposto, si innamorano a causa di una circostanza estrema, si amano, ma poi ci ripensano; fine. Tutto fila liscio come l'olio: Scott non rimaneggia lo script elementare di Howard Frankiln (poi autore dell'interessante "Occhio Indiscreto", ma che qui annega nei clichè), si adagia al canone del noir classico, ma lo appiattisce sul romanticismo più basico; non ci si riesce mai ad appassionare alla storia, anche a causa della caratterizzazione piatta dei due protagonisti; e il loro rapporto a tratti è forzato, come se questa coppia di amanti per caso debba necessariamente finire a letto e poi ritornare nei propri luoghi di appartenenza come se niente fosse, in preda ad un moralismo finto e stantio.


Non migliore è di certo la traccia poliziesca, anch'essa fortemente ancorata sullo stereotipo del cacciatore-preda, con un cattivo monodimensionale (affidato al compianto caratterista Andreas Katsulas, che rivestirà i panni del killer anche ne "Il Fuggitivo") ed una sensualissima bella da salvare, che però ha ben poco da offrire allo spettatore più smaliziato.


Scott non rischia: dirige tutto senza guizzi, senza mai cercare di spiazzare lo spettatore o di ammaliarlo; non indugia sulla fisicità dei due prestanti protagonisti, nè spinge troppo nel senso della tensione classica. Il risultato è insipido, incolore, del tutto freddo. E tutti i segni riconoscibili dello stile dell'autore di "Alien" scompaiono, sostituiti da una messa in scena piatta: niente più movimenti di macchina fliudi, niente pittoricità delle inquadrature, né profondità di immagine ostentata, niente più montaggio usato come strumento narrativo, jump-cuts o anticlimax; tutto il film sembra diretto da un dilettante e del glorioso passato del grande autore resta solo il gusto per la ricercatezza estetica, che qui, però, si esprime unicamente in una fotografia bella, ma mai paragonabile all'espressionismo post-moderno di "Blade Runner" o ai sublimi barocchismi di "Legend".


Quel che resta dopo gli interminabili 106 minuti di durata è pura noia, provocata da un prevedibilità a tratti insostenibile e perfino da una derivatività imbarazzante: Scott ricicla parte delle musiche da "Blade Runner", con un ri-arrangiamento di "Memories of Green" operato da Michael Kamen che non raggiunge la poesia dell'originale; e si rifà al finale de "I Falchi della Notte" (1981) per cercare di creare, invano, un minimo di tensione.
E spiace doverlo sottolineare, ma all'epoca anche "Chi Protegge il Testimone" fu un clamoroso fiasco al box office; questa volta però più che meritato, visto il poco che aveva (ed ha) da offrire al pubblico; non per nulla, quello stesso anno uscì "Sorveglianza... Speciale", poliziesco dalla medesima trama, ma che declinava il tutto in chiave ironica, e per questo decisamente molto più riuscito.

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