sabato 10 gennaio 2015

R.I.P.- Francesco Rosi







1922-2015

Quanti registi possono affermare di aver rivoluzionato il mezzo cinematografico, dissezionato la coscienza sporca di una nazione e creato una serie di successi commerciali apprezzati in tutto il mondo?
In Italia ce ne erano a bizzeffe; ma nessuno aveva il coraggio e la forza iconoclasta di Francesco Rosi, il cui cinema civile non solo mischiava per la prima volta lo stile del documentario con la fiction per creare una nuova forma narrativa, il cosidetto "film-inchiesta", ma criticava apertamente il malcostume diffuso in tutta l'Italia del Secondo Dopoguerra, creando opere immortali e, drammaticamente, ancora attuali.



"Salvatore Giuliano" (1962)


Sette anni dopo la morte del celebre bandito, Rosi ne ripercorre la "carriera" e dà uno spaccato certosino della Sicilia; l'impostazione documentaristica si fonde per la prima volta con la realizzazione fittizia di fatti ed eventi, creando un registro narrativo inedito.



"Le Mani sulla Città" (1963)


A Napoli, durante i lavori per la costruzione di un caseggiato, un muro pericolante crolla e fa due vittime; il responsabile è un imprenditore imbelle, narcisistico ed ammanicato con la DC; e se tutto questo suona attuale è perchè "la storia raccontata in questo film è fittizzia, ma purtroppo sono reali gli episodi che l'hanno ispirata"; una pellicola da far vedere nelle scuole per formare la coscienza civile.



"Uomini Contro" (1970)


Tra Kubrick e la rilettura marxista della Grande Guerra, Rosi firma la sua opera più prolissa e derivativa, ma comunque interessente a causa della sua forza civile; prima collaborazione dell'autore con il grande Gian Maria Volontè.



"Il Caso Mattei" (1972)


Subito dopo la morte di Enrico Mattei, boss dell'ENI dalle ambizioni smodate, visionario e totalmente inviso alla mafia e ai vertici della DC, Rosi ne ripercorre la vita e la carriera, suscitando le ire dei poteri forti, che reagiranno addirittura uccidendo uno degli sceneggiatori; straordinaria l'interpretazione di Volontè, che si cala totalmente nella parte del grande imprenditore.

"Lucky Luciano" (1973)


Più che una biografia del celebre boss italo-americano, uno spaccato della connivenza tra Stato e mafia all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, nel quale il grande autore punta il dito verso le responsabilità dell'esercito americano. E il suo stile "documentarista" qui si fonde perfettamente con un registro teoricamente antitetico: il gangster-movie.



"Cadaveri Eccellenti" (1976)


Mediante la maschera dell'ispettore di polizia interpretato dal grande Lino Ventura, Rosi rompe ogni indugio e corrode definitivamente ogni forma di correttezza politica per sputare in faccia le responsabilità di politici, imprenditori e magistrati indaffarati a mungere la società italiana. Il suo film più corrosivo e polemico.

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