martedì 23 giugno 2015

L'Uomo che Fuggì dal Futuro

THX 1138

di George Lucas.

con: Robert Duvall, Donald Pleasance, Maggie McOmie, Don Pedro Colley, Ian Wolf, Sid Heig.

Fantascienza/Distopia

Usa (1970)















Su George Lucas sono stati scritti migliaia di articoli, centinaia di migliaia di opinioni, milioni di chiacchere e altrettanti insulti.
Il suo ruolo di filmaker alla fine degli anni '70, assieme a quello dell'amico e collega Steven Spielberg, ha ridefinito totalmente il volto di Hollywood e del cinema fantastico e non; se negli anni '70 la New Wave hollywoodiana, letteralmente creata e portata avanti da cineasti di origine o formazione newyorkese come John Schlesinger, Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Brian De Palma, aveva imposto un modello produttivo che poneva al centro il regista, ora inteso come "autore" a tutto tondo, con la propria visione, sperimentale ed intoccabile, con Lucas si assiste ad una marcia indietro: non c'è più bisogno di un "autore" per creare un grosso successo di pubblico, né di una visione particolarmente innovativa e sperimentale; tutto quel che serve è un mestierante, un grosso budget e tanta, molta, troppa pubblicità.
Il nuovo sistema, smaccatamente commerciale, manco a dirlo, trova le sue radici nel cult dei cult "Guerre Stellari" (1977), e ancora prima ne "Lo Squalo" (1975) di Spielberg, ed oltre a distruggere un intero ventennio di conquiste da parte dei giovani filmakers amici di Lucas, ha generato un vero e proprio buco nero culturale nel cinema commerciale a stelle e strisce, che oggi si è addirittura ingrandito grazie alla politica dei Marvel Studios, unico vero erede del lascito della LucasFilm, nonchè attuale partner vista la militanza per la Disney Pictures; trittico che sta portando ad una distruzione di ogni forma qualitativa nei blockbuster e nella definitiva trasformazione del cinema in un parco di divertimenti multinazionale.




Tornando indietro di quasi quarant'anni, si rimane spiazzanti, anzi sgomenti nello scoprire chi fosse davvero Lucas prima che il successo della sua "Galassia Lontana Lontana" gli desse alla testa: uno sperimentatore della prima ora, in grado di concepire visioni fantascientifiche sorprendenti ed inquietanti, di riprendere modelli letterari e tradurli su schermo in modo efficace ed affascinante e di creare, con un budget modesto ed un pugno di attori affiatati, una delle distopie più vivide mai apperse su schermo; perchè "THX 1138" non è semplicemente un esordio sorprendente, quanto e sopratutto la prova che sotto la patina di denaro e sfrontatezza, in Lucas batte forte il cuore di un vero artista.
O almeno batteva.




Alla base del lavoro di Lucas c'è innanzitutto Aldous Huxley con la sua visione pessimista di un futuro anti-umanitario; ma anche, e più direttamente, "Alphaville" (1965), il capolavoro di Jean-Luc Godard che per primo preconizzava un futuro nel quale le emozioni vengono soppresse, ricostruito interamente in locations reali, estrapolate dal loro contesto per creare un mondo futuribile del tutto alieno.
Lucas realizza questa visione, mediante uno script di Walter Murch, già nel 1967, con "Electronic Labyrinth: THX 1138 4EB", cortometraggio diretto come tesi di laurea all'Università della California che gli valse numerosi riconoscimenti accademici, tra i quali il più ambito: la possibilità di collaborare con un vero regista su di un vero set; il regista in questione altri non era che Francis Ford Coppola, che prese il promettente Lucas sotto la sua ala protettiva sui set di "Sulle Ali dell'Arcobaleno" (1968) e del piccolo capolavoro "Rain People" (1969), dove Lucas conosce anche Robert Duvall.
Fondata l'American Zoetrope Picture, Coppola racimola un budget di 700.000 dollari per permettere al suo protegée di esordire nel lungometraggio ed "Electronic Labyrinth" diviene un film, scritto ancora da Murch e nel quale Lucas può dare vita, definitivamente, ad una visione unica, nonchè di portarla in scena in modo inusuale, allontanandosi dal paradigma godardiano per creare uno stile personale, di fatto il solo mai usato dal regista nel corso della sua carriera.




Il futuro di "THX 1138", nella migliore tradizione della fantascienza umanista classica, è una visione ingigantita del presente; il consumismo imperante e la perdita di valori della società americana di fine anni '60 vengono rielaborati da Lucas in una visione totalitaria nella quale il Grande Fratello viene sostituito da una società priva di vertice nella quale gli imperativi sono produrre e consumare; la produzione, intesa come lavoro ossessivo e sfiancante, diviene unica ragione di vita dell'essere umano, mentre il consumismo è parte integrante del suo ciclo biologico. L'uomo viene spersonalizzato, perde ogni forma di individualità sino a divenire forma astratta: privo di segni distintivi come capelli ed abiti, il nome ridotto ad una sigla (THX 1138 è il protagonista, la sua amante è LUH, mentre il "terzo incomodo" è SEN), sinanche il suo ciclo biologico viene regolato dall'uso di droghe prescritte per legge che permettono all'operatore di turno di muoverne i fili come un burattino.
Un mondo dove tutto ha un prezzo, persino la ribellione; dove ogni gesto è pre-impostato, pre-elaborato, pre-visto e necessita autorizzazione, in una burocratizzazione disumanizzante che si traduce nella scarnificazione dell'uomo sino all'essenziale; un mondo dove la religione è divenuta puro rito fine sé stesso, la conoscenza una formula chimica, il linguaggio un guazzabuglio di codici alfanumerici e la presa di coscienza politica un semplice discorso privo di fondamenta logiche concrete.
Il mondo di "THX 1138" è al contempo inquietantemente vicino al nostro e lontano anni luce: la sua caratterizzazione è volontariamente vaga, non si ha una data precisa, né una spiegazione al perchè l'umanità debba vivere in un complesso sotterraneo, come se fosse la naturale evoluzione della odierna società.




In un mondo regolato al millimetro, THX (Duvall) riscopre la sua umanità del modo apparentemente più scontato: l'amore di LUH (McOmie) la porta a sottrargli le droghe che ne condizionano la mente; e come conseguenza, la sua percezione del reale rinasce: il taumazen è completo, THX e LUH, come Winston Smith e Julia in "1984", divengono gli ultimi esseri pensanti e sublimano la loro indipendenza mediante il contatto fisico naturale, non condizionato dai cicli biologici stabiliti dalla legge.
THX diviene il ribelle, l'incognita in un sistema perfetto che lo stesso non può tollerare; insieme a LUH e a SEN, lo "spione" che invidioso del grado di coscienza raggiunto dai due ne distrugge l'idillio.
La fuga di THX e SEN diviene fuga da un mondo pre-impostato verso la realizzazione della propria natura; non per nulla, in un gioco di specchi magistrale e miracolosamente non pretenzioso, ad indicare loro la via di fuga è SRT (Don Pedro Colly), un ologramma divenuto uomo che li spinge oltre il punto di vista dello schermo cinematografico, ossia fuori dalla realtà pre-fabbricata ad hoc.




Se il mondo ritratto è distante e alieno, lo sguardo di Lucas si fa altrettanto distante, ai limiti del chirurgico; lo stile è ricercatissimo: ridotti all'osso i movimenti di macchina, tutte le immagini sono statiche e la narrazione avviene tramite il solo montaggio, come se le immagini provenissero da un microscopio puntato verso un organismo sotto osservazione; il taglio delle inquadrature è calcolato sino ai limiti dell'ossessivo: i soggetti entrano ed escono da fotogrammi che li incorniciano sino ad incatenarli, in immagini spettacolari persino nei primi piani, nota di quanto la ricerca visiva del Lucas dell'epoca fosse rivolta verso l'espressivo piuttosto che il puro spettacolo; ricerca che dona presto i suoi frutti: l'esperienza visiva di "THX 1138" è unica ed appagante, un viaggio lucido in un mondo altro in grado di sconvolgere sin nel profondo, prova di come per fare ottima fantascienza non ci sia bisogno di budget stratosferici o di storielle finto-epiche.
Tant'è che si può tranquillamente affermare che l'unico vero capolavoro mai fatto da Lucas sia, a conti fatti, questo suo folgorante, bellissimo e magistrale esordio.






EXTRA

Nel 2003, per l'uscita in DVD, Lucas ha curato una ri-edizione del film, con un procedimento simile a quanto fatto con la trilogia classica di "Guerre Stellari" nel 1997.
Oltre all'aggiunta di elementi in CGI per i fondali e al cambio di fotografia, volti ad "aggiornare" il look della pellicola, Lucas ha stupidamente deciso di aggiungere dei nuovi inserti che mal si adattano al film, come:



-Una nuova sequenza di fuga, totalmente ricreata al computer e palesemente finta, che mal si coniuga con il resto del film;




-Delle scimmie malamente animate, veri e propri cartoni animati appiccicati alla bene e meglio sl resto delle immagini dal vivo;



-Lo spot di un vecchio episodio di Buck Rogers nel prologo, la cui visone scanzonata del futuro dovrebbe scontrarsi con quella cupa e disumana del film, ma che mal si adatta al tono generale della pellicola.




Il magro riscontro di pubblico e la mancata affezione da parte dei fandom non hanno impedito all'esordio di Lucas di esercitare una fortissima influenza su tutta la fantascienza a venire; giusto per fare un paio di esempi:

-In un futuro in cui le emozioni sono bandite tramite l'uso di droghe obbligatorie, un uomo riscopre le sensazioni e decide di opporsi al governo.
No, non è un remake di "THX 1138", ma "Equilibrium" (2002), derivativo e sopravvalutato cult di Kurt Wimmer.



-Un uomo comincia ad avvertire la falsità della realtà che lo circonda; con l'aiuto di una donna, di un uomo di colore e di una pillola, riuscirà a fuggire dalla menzogna della realtà creata ad hoc per imprigionarlo.
Anche questo non è un remake del capolavoro di Lucas, ma "Matrix" (1999)




Decisamente più simpatico l'omaggio di Woody Allen: ne "Il Dormiglione" (1973), il grande artista riprenderà il design dei robopoliziotti per parodizzarlo con i robomaggiordomi:





Nessun commento:

Posta un commento