giovedì 23 luglio 2015

Guerre Stellari

di George Lucas.

con: Mark Hamil, Harrison Ford, Carrie Fisher, Alec Guiness, Peter Cushing, David Prowse, James Earl Jones, Anthony Daniels, Kenny Baker, Peter Mayhew.

Fantastico/Avventura

Usa (1977)















"Guerre Stellari" ha cambiato per sempre il concetto di cinema, in America e non solo. Nel bene e nel male.
"Guerre Stellari" ha rivoluzionato il concetto di fantascienza, al cinema e non solo. Nel bene e nel male.
"Guerre Stellari" ha trasformato il concetto di blockbuster filmico in fenomeno di massa. Nel bene e nel male.
"Guerre Stellari", in ultimo, ha portato a riconcepire l'uso degli effetti speciali e, di conseguenza, la stessa percezione dello spettacolo da parte dello spettatore. Nel bene e sopratutto nel male.
Basterebbero queste poche righe per capire come l'influenza dell'opera di Lucas sia stata immane, eppure più deleteria che benigna.
Perchè prima di quella fatidica estate del 1977, il cinema americano era il sogno di qualsiasi regista, dove le istanze autoriali si coniugavano con grossi budget ed una perizia tecnica unica, volta unicamente al fine di raccontare storie. Dopo, la tecnica diventerà essa stessa solo fine della narrazione filmica, soffocando qualsiasi istanza creativa; il ruolo del regista come "autore" sarà sostituito da quello di "faccendiere", facendo retrocedere la cultura del mestiere del cinema di 50 anni buoni; e il genere fantascientifico tornerà ad essere usato come semplice setting per storie d'avventura, non più "genere" dotato di una sua identità forte e caratteristica, ma puro pretesto per l'escapismo dello spettatore, chiamato semplicemente ad immergersi in mondi immaginari purgati di ogni valenza metaforica o filosofica.
Oggi, quasi quarant'anni dopo e alla vigilia dell'uscita del settimo (!) film della serie, è imperativo interrogarsi su quanto fatto di buono da Lucas, in quegli anni ancora dotato di istanze d'artista vero e proprio; e tentare di capire quanto valga effettivamente questo suo lavoro.



Dopo l'immenso successo di "American Graffiti" (1973), Lucas ha la credibilità necessaria per perseguire il suo progetto più ambizioso: creare una space-opera cinematografica, concecpita come un unico film di circa 4 ore, nel quale far confluire la passione per il Giappone feudale e i miti cavallereschi, la fantascienza avventurosa di "Flash Gordon" e le storie di guerra dei romanzi pulp, una sorta di "Via col Vento" tra le stelle, dalla narrazione densa e spettacolare. Lucas scrive di suo pugno una sceneggiatura di oltre 400 pagine intitolata "The Star Wars", nella quale due ordini di cavalieri, i Jedi-Bendu ed i Sith, si scontrano sullo sfondo di una guerra siderale tra un Impero Galattico corrotto e decadente e dei coraggiosi soldati ribelli fedeli alla Repubblica; usando un punto di vista multiplo, simile a quello di "American Graffiti", ripreso a sua volta dal cinema di Robert Altman, Lucas intreccia le storie del giovane apprendista Annikyn Starkiller, ragazzo che intraprende un viaggio per divenire Jedi-Bendu, il vecchio ufficiale della Repubblica Luke Skywalker, saggio cavaliere conscio dell'imminente estinzione del suo ordine, il sith Darth Vader, ufficiale imperiale dai modi spicci e disincantato verso la piega totalitaria dell'Impero, e il pesce umanoide Han Solo, scanzonato pirata stellare invischiato suo malgrado in una faida più grande di lui.
Progetto ambizioso, con una storia bigger-than-cinema che avrebbe dovuto far tornare in auge la fantascienza avventurosa del modello creato da Alex Raymond e, prima ancora, da Edgar Rice Burroghs con le avventure di "John Carter di Marte"; e che, sopratutto, avrebbe dovuto aprire le porte ad un nuovo modo di concepire il cinema fantastico come vera e propria "porta su di un altro mondo", la cui messa in scena credibile e spettacolare avrebbe dovuto portare ad una nuova concezione del mezzo filmico da parte dello spettatore.
Sfortunatamente, di tutte queste buone intenzioni, solo alcune se ne sono avverate.


Il budget richiesto era ovviamente stratosferico; una sfida troppo grande per Francis Ford Coppola e la sua piccola American Zoetrope, tanto che la produzione del film segna il distacco completo (ma non definitivo) di Lucas dall'amico e mentore di sempre, nel frattempo invischiata in quell'immensa avventura umana e produttiva dal nome di "Apocalypse Now".
"The Star Wars" compie il solito giro rituale tra i maggiori sudios di Los Angeles, ma nessuno sembra interessato, anche a causa della leggerezza dei toni che Lucas vuole imprimere alla storia. L'unico studio interessato è la Fox, che però impone un limite all'autore: semplificare la storia per creare una pellicola dal budget non esorbitante e la cui durata non superi le due ore. Nell'accettare tale compromesso, il Lucas autore si perde definitivamente dinanzi al Lucas imprenditore, il quale riscrive completamente il film, togliendo anche il "The" del titolo, accetta le condizioni produttive della Fox e controbilancia il tutto con una serie di clausole contrattuali che gli assicureranno la maggior parte dei proventi del film, a discapito del controllo artistico.
Il resto è Storia: "Guerre Stellari" esce nel Maggio 1977 negli Stati Uniti (Dicembre in Italia), incassando oltre 300 milioni di dollari, imponendosi come il fenomeno filmico del cinquantennio ed imprimendosi definitivamente nella memoria collettiva.


Più che una mera riscrittura, la versione dello script giunta su schermo è una reimmaginazione degli stessi eventi, semplificati allo stremo; e nel ristrutturare storia e personaggi, Lucas non occulta i punti di riferimento letterari e filmici, con esiti talvolta imbarazzanti.
L'intera struttura dei primi due atti di "Guerre Stellari" è ripresa pari pari da "La Fortezza Nascosta" (1958), piccolo cappa e spada di Akira Kurosawa, neanche tra gli esisti migliori del suo cinema, ma cult personale di Lucas; così come il film di Kurosawa iniziava con una feroce battaglia dalla quale emergevano i due contadini che fungevano da punto di vista sulla vicenda, allo stesso modo "Guerre Stellari" inizia con le peregrinazioni dei due droidi, salvo poi cambiare punto di vista una volta introdotto il personaggio di Luke Skywalker. In "La Fortezza Nascosta", i due contadini, affiancatisi ad un rude ed affascinante samurai interpretato da Toshiro Mifune, scortavano una giovane e bella principessa attraverso il regno del principe suo avversario, combattendo contro le trappole di un vecchio compagno d'armi del burbero guerriero. In "Guerre Stellari", Luke, i due droidi e il vecchio cavaliere Obi-Wan Kenobi, si uniscono ai pirati stellari Han Solo e Chewbecca per scortare al sicuro la giovane e bella principessa Leia, mentre sono incalzati da Darth Vader, ex allievo di Obi-Wan. Tanto che l'opera di Lucas si impone come un vero e proprio remake fantascientifico di quella di Kurosawa.


Lucas poi modella l'intero universo della "Galassia Lontana Lontana" su quello dell'amato "Flash Gordon": in entrambi i mondo esistono navi spaziali e pistole laser, ma gli scontri più importanti sono all'arma bianca, al punto di assistere talvolta ad una riproposizione meccanica del modello di riferimento. Allo stesso modo, immagina un pugno di eroi che combatte strenuamente contro un crudele despota che opprime i popoli un tempo liberi ed un eroe, Flash nell'opera di Raymond, Luke in "Guerre Stellari", che si oppone strenuamente al suo giogo. Lucas, tuttavia, si dimentica di mostrare la cattiveria dell'Impero: a parte la nomea di "governo oscurantista" e la caratterizzazione estetica degli ufficiali, nulla viene mostrato dell'effettiva disumanità del "nemico" in "Guerre Stellari", se non blande sequenze di tortura, del tutto normali in un contesto bellico.
Allo stesso modo risalta l'influenza di Frank Herbert ed il suo "Ciclo di Dune" (1965-1985): da qui derivano le trovate più famose del film, ossia la Forza e le spade laser, la visione di Luke come un "guerriero profeta" e la ribellione contro un malvagio Imperatore, svuotati però di qualsiasi connotazione filosofico-religiosa e riletti come semplici elementi favolistici.
Palese è anche l'ispirazione fumettistica, con la maschera di Darth Vader modellata su quella del Dottor Destino e le astronavi che sembrano uscite da un fumetto di Jack Kirby.
Quello di "Guerre Stellari" non è post-modernismo vero e proprio, quanto una giustapposizione di stili ed influenze antiche e futuristiche; non c'è una ricerca estetica e narrativa cosciente e misurata, come avverrà in seguito in "Blade Runner" (1982), quanto la voglia di creare un calderone nel quale mischiare avventura, fantascienza e suggestioni western, che si susseguono quasi senza continuità. "Stile" perfettamente incarnato dalla famosa sequenza della cantina di Mos Esley: alieni buffi e bizzarri di razze diverse si dimenano sullo schermo; l'effetto spettacolare è unico, ma la credibilità di questo mondo è nulla, data l'estrema eterogeneità di design ed ispirazioni.
Identità "frazionata" che si riflette anche nel celebre design di Ralph McQuarrie: sporco e grezzo, a tratti volutamente sciatto, risulta vivo e credibile, riesce davvero a rendere l'idea di un universo popolato e viscerale creando la perfetta illusione di un mondo lontano anni luce, ma non riesce mai ad essere davvero visionario o affascinante.


Anche i personaggi, se immessi nel contesto cinematografico del periodo, risultano tutto sommato piatti perchè schiacciati su di una dicotomia netta tra bene e male che, in quel periodo, sembrava sull'orlo di essere superata anche nel cinema di genere. Laddove nella prima stesura Lucas aveva creato caratteri "grigi" ed eroi anche tra le fila del temibile Impero, su schermo tutti i protagonisti si dividono in ribelli-buoni e imperiali-cattivi, senza sfumature di sorta.


E' dunque "Guerre Stellari" una pellicola sopravvalutata che deve la sua fama esclusivamente all'enorme riscontro di pubblico?
La risposta è un blando "ni": gli elementi fin qui evidenziati portano indefettibilmente a moderare il mito dell'opera di Lucas su di un piano strettamente "artistico", e ciò sia se la si contestualizza nel periodo in cui è stata prodotta, sia in prospettiva rispetto al passato e al futuro.
Tuttavia, gli effettivi pregi del lavoro svolto sono altresì innegabili.
Tutte le fonti di ispirazione vengono filtrate dal gusto di Lucas e riarrangiate fino a creare un universo ed un'estetica dotata di una propria personalità e facilmente riconoscibile; il mondo di "Guerre Stellari", oggi come oggi sedimentatosi definitivamente nella fantasia collettiva, già all'epoca ben si imponeva come qualcosa di mirabolante ed incredibile.


Se la sperimentazione della grammatica filmica è assente, ben più pressante è la sperimentazione tecnica; Lucas e soci rivoluzionano il mondo degli effetti speciali creando le prime immagini in compositing tra modelli reali e computer graphic; l'effetto speciale diviene una gioia per l'occhio, volto a creare soluzioni visive inedite che cambieranno per sempre la percezione dello spettatore; ma oggi, a colpire maggiormente non sono gli effetti in sé, pur godibili, quanto l'uso che ne viene fatto: non se ne abusa mai ed anzi spesso si preferisce ricorrere a trucchi "classici" come scenografie e matte painting; il risultato è di una fisicità sconvolgente, al punto che le immagini sembrano più vive e vivide di molte altre pellicole sci-fi  moderne. Il gusto quasi maniacale per i dettagli fa il resto: ogni androide, creatura, oggetto di scena e veivolo viene sporcato ed usurato per rendere la visione viva e palpabile. E l'effetto spiazzante e crudo dell'attacco finale alla Morte Nera, ancora oggi emozionante, è qui a testimoniarlo.


Ancora più spiazzante per lo spettatore moderno è lo scoprire come gli effetti speciali di "Guerre Stellari" siano in realtà sempre al servizio della storia, mai portati su schermo per il gusto di ammaliare l'occhio.
E la storia, sebbene semplificata rispetto alla prima stesura e piatta rispetto agli standard dell'epoca, funziona, anche grazie alla caratterizzazione, basica ma azzeccata, dei personaggi.
Luke Skywalker (Mark Hamil) incarna l'archetipo del protagonista lucasiano (ed è clamorosamente "l'ultimo della sua specie", visto la svolta che la sua carriera prenderà da qui in poi): un ragazzo in cerca di una via di fuga dal mondo in cui vive, un mondo che gli va stretto e dal quale si allontana in cerca di fortuna al pari dei ragazzi di "American Graffiti" e di THX1138; il suo è il classico "cammino dell'eroe", strutturato sulla falsariga degli scritti di Joseph Campbell, e "Guerre Stellari", con i relativi seguiti, è il suo percorso di formazione; facile è dunque per un adolescente identificarsi; ma lo è anche per un adulto, che può meglio apprezzarne la carica archetipica.
Han Solo è d'altro canto l'archetipo dell'eroe guascone: un frizzante "cowboy delle stelle" che Lucas costruisce sulla falsariga degli eroi interpretati da Errol Flynn e a cui Ford dona un carisma smisurato, oltre che ad una ulteriore carica da guascone.
La Principessa Leia è la riproposizione della donna forte creata da Alex Raymond con la Dale Arden di "Flash Gordon": mai davvero una fanciulla in pericolo, nonostante il sesso, la carica regale e il ruolo da prigioniera da salvare che ricopre nella prima parte del film, piuttosto una combattente integerrima e dalla battuta pronta.
Mentre Darth Vader in questa prima apparizione è solo "la faccia sporca dell'Impero", un ufficiale violento e dall'aspetto spaventoso, il cui oscuro passato legato a doppio filo a quello del saggio Obi-Wan rappresenta non solo l'antefatto della narrazione, quanto e sopratutto la sua mitologia, donando maggiore spessore alla storia. Il vero "cattivo" è Tarkin, personaggio piatto, poco più di un ufficiale della Gestapo spaziale, al quale però il grande Peter Cushing riesce a donare un'aura arcigna e malefica in grado di colpire.
Mentre un plauso va fatto a Lucas per la caratterizzazione dei due droidi, R2-D2 e C3PO (C1P8 e D3BO nella versione italiana): semplici controparti comiche, i cui dialoghi sono però i più riusciti del film e il cui umorismo lieve e mai pretenzioso riesce sempre a strappare una risata.


E al netto degli effetti sbalorditivi e dei personaggi simpatici, è merito della perizia registica di Lucas se il film riesce; abbandonate (purtroppo) le velleità autoriali, si mette totalmente al servizio della narrazione e la sua maestria nell'uso della più basica grammatica filmica porta la storia a vivere davvero. Incredibile è il ritmo che Lucas impone alla storia: veloce, rapido ma mai frettoloso, sa quando rallentare per creare atmosfera o lasciare che lo spettatore abitui la sua mente alle singole scene, salvo poi ripartire in quarta con un'azione frenetica a rotta di collo.
In particolare, due sono le sequenze da antologia: la opening shot con l'incrociatore imperiale che "divora" la fregata ribelle, nel quale l'uso delle oblique dal basso convoglia perfettamente il senso di minaccia e di grandezza dell'Impero; e la sequenza nella quale viene messo a nudo il personaggio di Luke: interrompendo la narrazione, Lucas regala l'unico momento introspettivo di tutto il film, si affida alla splendida musica di John Williams e sviscera l'amarezza che permea il personaggio in modo commovente.


E', quindi, "Guerre Stellari" un capolavoro?
No: la narrazione è fin troppo semplice, l'autore, al netto delle sue dichiarazioni sulla paura di un flop all'epoca, non corre mai davvero rischi sul piano narrativo, ed anzi usa archetipi, luoghi comuni e talvolta veri stereotipi per portare avanti una storia troppo semplice e convenzionale.
Ma il lavoro certosino nella messa in scena deve essere apprezzato, a prescindere dallo status "mitologico" che ha assunto, come opera di un regista ancora dotato di talento e volontà.
E tanto basta per renderlo davvero memorabile.



EXTRA

A partire da Ottobre 2015 è prevista la pubblicazione in Italia della versione a fumetti di "The Star Wars", adattamento letterale della prima stesura dello script di "Guerre Stellari", già divenuto cult in America.




Nel 1988 George Lucas affermò con convinzione che: "[...] coloro che alterano un'opera d'arte o un lascito culturale per il solo profitto sono dei barbari". Presa di posizione forte e sentita.... che tuttavia non gli ha impedito di rimettere mano alla "trilogia classica" di Guerre Stellari, cambiando scene, dialoghi, fotografia e risvolti della storia... per almeno quattro volte.
La prima in occasione del 20° anniversario del primo film, nel 1997, per "celebrare" la nuova uscita in sala delle tre pellicole; la seconda in occasione dell'uscita in DVD nel 2004; la terza per quella in Blu-Ray nel 2011; e la quarta per la versione digitale di prossima uscita.
Il risultato è l'alterazione quasi totale dei film e l'impossibilità di reperire le versioni originariamente uscite in sala, allegate come bonus solo in una riedizione DVD distribuita nel 2006 e in una veste ai limiti dell'inguardabile.

Tra le maggiori differenze presenti in "Guerre Stellari" tra la versione cinematografica e quella "ritoccata" vanno menzionate almeno:



Gli iconici titoli d'apertura sono stati modificati; ora il titolo del film è "Star Wars- Episode IV- A New Hope", in ossequio alla volontà di trasformare i film in semplici prodotti in serie che ha animato Lucas anche a seguito della lavorazione della "nuova trilogia".



All'arrivo a Mos Esley sono stati aggiunti nuovi personaggi in CGI; la più curiosa è l'aggiunta di un branco di piccoli topi-conguro spaventati dallo speeder di Luke: creature simili al "Muad'Dib" di "Dune", forse un omaggio conscio di Lucas ad Herbert.



Sempre all'arrivo a Mos Esley, sono stati aggiunti degli strambi dinosauri alieni sullo sfondo; nella scena in cui Luke, Obi-Wan e i droidi vengono fermati dai sandtroopers, uno dei modelli tridimensionali decide di impallare i personaggi, coprendo tutta l'inquadratura per mostrare allo spettatore le sue squame malamente disegnate.




Nella cantina, Han non uccide più il cacciatore di taglie Greedo a sangue freddo, ma aspetta che questi lo attacchi; ritocco squallido per diversi motivi: per prima cosa toglie parte del fascino da "cattivo ragazzo" al personaggio; annulla la bella citazione della scena della vasca da bagno de "Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo" (1967); è eseguita malissimo, con un lavoro di post produzione da quattro soldi; in ultimo, non ha senso se si tiene conto di come tutte le inquadrature nelle quali Han sfodera la pistola e la punta contro l'avversario con l'intenzione di freddarlo sono comunque rimaste nel montaggio; e sopratutto di come questi continui ad uccidere a sangue freddo chiunque gli capiti a tiro per il resto del film.




E' stata reintrodotta una scena inizialmente tagliata nella quale Han incontra a Mos Esley Jabba the Hut, in origine interpretato da un attore in carne ed ossa ed in seguito ricostruito in CGI. Sequenza anch'essa ridicola a causa del pessimo lavoro di post-produzione sul personaggio, che sfoggia delle texture che sfigurerebbero nel peggiore FMV di un videogame dei primi anni '90, figuriamoci in uno dei blockbuster più amati di sempre; le animazioni sono anch'esse scialbe, tanto che l'animatrone che in seguito comparirà ne "Il Ritorno dello Jedi" (1983) risulta molto più espressivo e credibile, pur avendo 16 anni in più sulle spalle. Nella stessa scena, appare in un cameo "post-prodotto" anche l'iconico Boba Fett, giusto per galvanizzare i fans.




Gli scontri a fuoco all'interno della Morte Nera sono stati accorciati di un pugno di fotogrammi ciascuno per "nascondere" i colpi d'arma da fuoco sui corpi dei personaggi; censura bella e buona, giustificata al solito con la scusa del non voler traumatizzare i bambini.




La scritta sul radiofaro del raggio traente viene sostituita: nella nuova versione è in un alfabeto alieno; modifica che sfata, finalmente, l'errore principe della visione di Lucas di un mondo fantasy dove si parla solo l'inglese.



Tra gli innumerevoli cloni ed epigoni che affollarono i cinema e la televisione dopo il 1977, va menzionato almeno "Battlestar Galactica"


Serie televisiva creata nel 1978 da Glen A. Larson, ma basata su di un suo soggetto di 10 anni prima fortemente rimaneggiato per esigenze commerciali, "Battlestar Galactica" riprende dal cult di Lucas l'idea di una guerra tra i sopravvissuti, qui gli umani, ed un malefico impero stellare, i misteriosi Cyloni, combattuta a suon di caccia stellari; spettacolare ed ambiziosa, la serie venne sfortunatamente cancellata dopo una sola stagione, dati i costi esorbitanti per l'epoca: il solo pilota costò 14 milioni di dollari ed ogni singolo episodio quasi 1 milione ciascuno. 
Il remake del 2003 ha riportato in auge il brand, imponendolo come uno dei maggiori cult fantascientifici di sempre. 
L'originale "Battlestar Galactica" condivide con l'universo di "Guerre Stellari" il lavoro di Ralph McQuarrie, che dà vita alle navi da guerra delle due flotte; paternità comune che non ha impedito a Lucas di citare in giudizio Larson per plagio, vincendo addirittura la causa.

In Italia, d'altro canto, fu prodotto il meno ambizioso "Scontri Stellari oltre la Terza Dimensione" (1978), conosciuto nei paesi anglofoni come "Star Crash", diretto da Luigi Cozzi e con due protagonisti famosi presso il pubblico dei B-Movies: il compianto caratterista Joe Spinell e la bellissima ex Bond Girl Caroline Munro.






Non è un mistero il fatto che la 20th Century Fox non credesse nel successo del film; lo studio puntava ad un altro film come blockbuster estivo, un'ambiziosa pellicola postapocalittica poco riuscita ed invecchiata male: "Damnation Alley" (in Italia "L'Ultima Odissea"), interpretata da Ian Michael Vincent, George Peppard, Dominique Sanda, Paul Winfield ed un giovanissimo Jackie Earl Haley, rivelatasi, giustamente, un cocentissimo flop.


2 commenti:

  1. Veramente una bella recensione Cobra Verde, ricca, esaustiva, ben argomentata e sacrosantamente vera. Hai dato il meglio di te :-)

    RispondiElimina