domenica 19 luglio 2015

Oltre ogni Rischio

 Cat Chaser

di Abel Ferrara.

con: Peter Weller, Kelly McGillis, Tomas Milian, Frederic Forrest, Charles Durning, Juan Fernandez.

Noir

Usa (1989)













Dopo quattro pellicole volte a descrivere la follia metropolitana, Abel Ferrara decide di prendersi una vacanza dalla sua cupa Manhattan e dalla scrittura complessa dell'amico Nicholas St.John per dedicarsi ad un film più semplice, un piccolo noir dall'atmosfera calda e assolata preso da un racconto di Elmore Leonard, che collabora anche alla sceneggiatura.
Un film che avrebbe dovuto rappresentare una nuova esperienza per il filmamker italoamericano, ma che si rivela una delle esperienze più distruttive della sua carriera; abbandonato il set a causa dei litigi con i produttori Panzer e Davis, Ferrara non disconose "Cat Chaser", ma neanche lo salva in fase di montaggio, lasciando tutto in mano a cast e produttori. Il risultato è il primo vero film minore della sua carriera, un noir ben costruito e recitato, ma insipido.


Durante l'invasione di Santo Domingo nel 1965, il marine George Moran (Peter Weller) viene ferito e risparmiato da una giovane ragazza; anni dopo, George torna a Santo Domingo alla sua ricerca, ma si imbatte in Mary (Kelly McGillis), sua vecchia fiamma ora sposata con il potente generale De Boya (Tomas Milian).


La struttura di base concepita da Leonard è una interessante variazione del classico canovaccio de "Il Postino suona sempre due volte", dove  i due amanti sono parti di un gioco più grande di loro, il marito/terzo incomodo è un ex capo degli Squadroni della Morte e il vero assassino è un quarto soggetto. Trama interessante, che l'ottima cast valorizza grazie a buona performace e alla loro fisicità; oltre alla bella ed affiatata coppia Weller-McGillis, è spiazzante ritrovare l'amato Tomas Milian, che dopo anni persi a sguazzare tra Er Monnezza ed Er Gobbo, ritrova misura e colore in un ruolo serio, a cui infonde carisma a profusione.


Ma il tocco di Ferrara è stanco e tutta la vicenda risulta fredda ed inerme; non c'è tensione nella costruzione della storia, solo qualche bella trovata estetica nella messa in scena dei flashback sulla rivoluzione, girati con un piglio documentaristico che di punto in bianco sfocia nel visionario; la mano di Ferrara si intravede poi giusto nel finale spiazzante ed anticlimatico e nella sequenza del primo incontro tra George e Mary, mentre per tutto il resto domina la noia.


La storia quindi si accartoccia e l'ottimo cast non sempre riesce a risollevarne le sorti. Ed è un peccato visto i nomi coinvolti e il lavoro svolto in fase di script.

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