venerdì 23 ottobre 2015

V/H/S 2

di: Adam Wingard, Greg Hale, Eduardo Sanchez, Gareth Evans, Timo Tjhajanto, Jason Eisner, Simon Barrett.

con: Adam Wingard, Lawrance Micahel Devine, Kelsy Abbott, Hannah Hughes, Casey Adams, Fachry Albar, Oka Antara, Samantha Gracie.

Horror/Episodico

Usa, 2013














---CONTIENE SPOILERS---


Il primo "V/H/S" (2012) nasceva dalla necessità di strappare il filone del found footage dall'idea di cinema sciatto e stereotipato che Oren Peli aveva imposto con la serie di "Paranormal Activity". Il successo, forse insperato, che aveva ottenuto al Sundance e al successivo Frightfest ha di sicuro rincuorato gli autori, che un anno dopo tornano con una nuova antologia, questa volta coadiuvati da delle guest-star di eccezione.
Oltre al mastermind della serie Brad Miska e ai veterani Adam Wingard e Simon Barrett, suo sceneggiatore di fiducia, "V/H/S 2" può contare sul contributo del duo Greg Hale/Eduardo Sanchez,già autori di "The Blair Witch Project" (1999), ossia coloro che per primi riportarono in auge lo stile finto-documentarista in chiave horror. Oltre che di un altro incredibile duo composto dal geniale Gareth Edwards, creatore del bellissimo "The Raid" (2011), e Timo Tjhajanto, regista indonesiano e guru dell'horror in patria.
Il risultato, seppur non perfetto, va oltre il solo intento dignitoso per farsi celebrazione della forza creativa del mezzo filmico. Con pochi soldi, molte idee e talento talvolta immane, il gruppo crea una nuova serie di corti in grado davvero di spaventare e sorprendere.




TAPE 49

Episodio cornice, diretto da Barrett, che riprende la traccia narrativa del precedente "Tape 56" e la rielabora. Questa volta gli avventori della strana magione sono due detective, sempre in cerca della misteriosa VHS. Quello che non sanno è di non essere soli... oltre che maledetti.
Corto che setta l'atmosfera e che riesce davvero ad inquietare nell'epilogo, dove lo stile amatoriale ben riesce a creare tensione. Gli effetti splatter sono ottimi e l'ultima scena riesce così a lasciare addosso un senso di disagio unico.




PHASE I CLINICAL TRIALS

Adam Wingard dirige quello che è il peggior esito della sua carriera, oltre che il corto meno riuscito dell'intero film, talmente brutto da sembrare una parodia.
Un uomo, ferito ad un occhio, si fa impiantare un rivoluzionario congegno bionico, che però riesce a captare anche i fantasmi.
Wingard non va oltre il concept di base. La tensione viene stranamente mantenuta con tutti i trucchetti del manuale dello spaventarello e, caso unico, manca il gore. I dialoghi sono forzati e la sceneggiatura è talmente basica da sembrare una bozza mai sviluppata. Davvero un peccato, visto il talento dell'autore.






A RIDE IN THE PARK

Hale e Sanchez creano una geniale variante del found footage e riescono nel miracolo di dire qualcosa di nuovo tirando in mezzo l'inflazionatissima figura dello zombi cannibale.
Attraverso la GoPro montata sul casco del malcapitato protagonista, assistiamo alla sua trasformazione in morto vivente e al conseguente attacco ai vivi. Per la prima volta il punto di vista della vicenda è quella del mostro antropofago, con cui lo spettatore deve identificarsi anche quando ciò si traduce in intestini lanciatigli in faccia. Con tale meccanismo l'orrore assume una nuova valenza, data dall'impossibilità di farlo cessare o di obliarlo. Lo spettatore divora le vittime, sublimando il desiderio inconscio di vedere sangue e sbudellamenti, ma viene castrato dall'insostenibile visceralità dell'atto violento, non potendo questa essere filtrata dalla messa in scena.



SAFE HAVEN

L'episodio migliore, piccolo capolavoro di messa in scena e tensione, diretto da Evans e Tjhajanto. In Indonesia, un gruppo di giovani giornalisti investiga su di uno strano culto, il quale si rivelerà dedito al satanismo e al suicidio di massa.
Tesissimo e scioccante. Comincia come un semplice horror d'atmosfera per trasformarsi in una forsennata sarabanda di orrori. Lo stile ipercinetico di Evans si sposa perfettamente con le riprese in soggettiva e l'uso di multipli punti di vista infrange il solo scopo sperimentale per farsi nuovo stile visionario. Il crescendo di orrori è incredibile: ad ogni sequenza l'efferratezza viene rilanciata costantemente, passando dal semplice disturbante sino all'insostenibile. La scena del parto del demone è da antologia dell' horror demoniaco, così come le incredibile sequenze dei suicidi, fortemente ispirate dai culti di Heavens' Gate e del massacro di Jonestown. Mentre il finale, a dir poco spiazzante, aggiunge una nota macabra e beffarda difficile da scrollarsi di dosso.



SLUMBER PARTY ALIEN ABDUCTION

Jason Eisner, regista dello sgangherato ma amorevole "Hobo with a Shotgun" (2011) dirige un corto a metà strada tra il nostalgico ed il provocatorio. Come in "Super 8"(2011),un gruppo di ragazzini è alle prese con un'invasione aliena. Ma questa volta i ragazzi sono degli sporcaccioni che si divertono a guardare porno e a filmare i flirt della sorella maggiore di turno, mentre gli alieni sono dei mostruosi grigi. Buona la tensione, ma a salvare tutto è come sempre l'indole sperimentale, che porta a filmare quasi tutto il corto con una piccola videocamera attacca sul dorso di un cane.

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