giovedì 24 marzo 2016

Batman v. Superman: Dawn of Justice

di Zack Snyder.

con: Ben Affleck, Henry Cavill, Jesse Eisenberg, Amy Adams, Jeremy Irons, Gal Gadot, Holly Hunter, Laurence Fishburne, Diane Lane, Jeffrey Dean Morgan, Lauren Cohan, Michael Shannon, Jason Momoa, Ezra Miller, Tao Okamoto, Ray Fisher.

Azione/Supereroistico

Usa 2016















Prima ancora che uscisse nelle sale, addirittura prima ancora che venisse a piena esistenza, questo "Batman v. Superman: Dawn of Justice" era stato criticato dalle masse di fanboys urlanti. Troppo azzardata, sulla carta, la scelta di far scontrare subito il Superman de "L'Uomo d'Acciaio" (2013) con una nuova incarnazione del Cavaliere Oscuro; troppo impopolare la scelta di far vestire i panni dell'eroe più amato di tutti i tempi a quel Ben Affleck il quale, non solo non ha mai brillato per carisma o qualità recitative, ma che aveva già rovinato il personaggio di Daredevil con l'omonimo, inguardabile film del 2003; troppo pacchiana, infine, la scelta di far dirigere il tutto ad un regista scarso e fin troppo entusiasta come Zack Snyder, il cui unico lavoro veramente riuscito coincideva proprio con quell'exploit su Superman che tanta perplessità aveva suscitato tra i fan più ortodossi, ancora innamorati della sua versione anni '70. Il progetto, in pratica, cadeva sotto la maledizione che, bisogna ammetterlo, affligge qualsiasi trasposizione di Batman al cinema, a partire dal primo film di Burton sino alla re-immaginazione di Christopher Nolan: il pregiudizio ottuso e talvolta ignorante di chi crede che tra film e fumetto debba esserci una coincidenza totale, a prescindere dalle differenze dei due media; e che, una volta che un adattamento si sia dimostrato come riuscito e fruttuoso, quello successivo debba per forza di cose essere malriuscito, soprattutto se più ambizioso.
Di certo, anche la Warner non ha fatto nulla per rassicurare gli aficionados, rilasciando un trailer tra i più brutti mai concepiti e facendo trapelare il loro nervosismo per l'investimento di circa 400 milioni di dollari riservati al progetto (dei quali però "solo" 250 sono stati investiti nella produzione vera e propria, lasciando il resto al reparto marketing).
Paradosso puro si disvela quando si nota l'accoglienza tutto sommato positiva che il film sta riscuotendo in queste ore tra i fandom, acclamato come uno dei cinecomic più riusciti di sempre. Peccato, però, che come sempre tra la visione dei fans e la qualità effettiva dell'opera vi sia una discrepanza notevole: a conti fatti, "Batman v. Superman: Dawn of Justice" rappresenta un passo indietro rispetto al suo diretto predecessore, che avvicina le produzioni della DC/Warner, solitamente più ambiziose e a loro modo profonde, al film-di-puro-servizio made in Marvel Studios.






Basato in parte sugli ultimi due volumi del mitologico "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" di Farnk Miller, quello di "BvS" è uno scontro di caratteri e di idee prima ancora che fisico, tra due delle incarnazioni meglio riuscite dei supereroi del titolo.
Il Superman di Henry Cavill è, in tutto e per tutto, quello visto ne "L'Uomo d'Acciaio": un dio in terra perso tra i propri sensi di colpa e ora spaventato dalla venerazione che i terrestri dimostrano. Il mondo in cui si muove è tratteggiato in modo credibile e stratificato: l'umanità è esterreffata e spiazzata dalla presenza di una forma di vita in grado di annullarne tutte le convinzioni possibili. Al contempo, serpeggia la paranoia, acuita dalla ripresa intelligente del finale del film precedente, di cosa possa accadere qualora costui decida di volgersi contro: un potere troppo grande, il suo, troppo imprevedibile e pericoloso.
Il Lex Luthor qui descritto (interpretato da un Jesse Eisenberg istrionico, che si rifà in parte alla sua performance in "The Social Network"), prima ancora di essere un genio del male folle, è, più semplicemente, un uomo spaventato da cotanto potere, la cui psiche viene distrutta sia dalla paura, che da un complesso di inferiorità verso una creatura aliena venerata come una divinità. Le sue azione, per quanto spregevoli, sono condivisibili e a marchiarlo come "villain" sono solo la sua follia e la sua mancanza di umanità.






Dall'altra parte della barricata (e della baia di Metropolis) troviamo un Batman disilluso, che da oltre 20 anni è impegnato nella sua crociata contro il crimine; un Batman ruvido, violento, simile a quello de "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro", talmente milleriano da rinunciare, purtroppo, alla famosa "no kill rule": un Batman che non si fa scrupoli a uccidere e a marchiare a fuoco i suoi nemici, vicino, oltre alla discussa controparte cartacea, anche all'eroe dark e tormentato del dittico di Tim Burton. E va detto a suo merito che Ben Affleck riesce ad infondere una buona dose di carisma al personaggio, oltre a presentare un fisico perfetto per il ruolo.






Lo scontro tra i tre personaggi è quindi innanzitutto ideale: Batman e Luthor temono il potere di Superman e questi è spaventato dalla condotta violenta del primo e dalla mancanza di discernimento del secondo. Gli eventi che portano alla contrapposizione fisica sono ben orchestrati e permettono allo spettatore di comprendere a dovere la necessità dello stesso.
Malauguratamente, una volta giunti alla fase finale, il film crolla su sé stesso, disvelando la vera intenzione degli autori: creare un semplice trampolino di lancio definitivo per i personaggi del roaster DC.






Benché ben congegnata per 3/4 della sua durata, la storia di fondo lascia freddi; non ci sono emozioni vere, non si trema per il destino dei personaggi, né si gioisce delle loro vittorie; non c'è coinvolgimento emotivo che vada oltre il solo apprezzamento per lo sforzo di dare coerenza e credibilità ai personaggi e al loro universo. E nell'ultimo atto tutto precipita: la storia non ha una conclusione vera e propria, le implicazioni narrative più spettacolari e complesse sono lasciate fuori schermo o isolati in miseri rimandi (la sequenza del sogno di Batman) del tutto incomprensibili a chi non segua da anni i fumetti di casa DC. L'inclusione del personaggio di Wonder Woman si rivela ben presto come stratagemma per introdurre il personaggio al fine di farlo conoscere al pubblico in vista del suo film in solitario; così come i cameo di Flash, Cyborg e Aquaman sono utili unicamente alla loro introduzione, non avendo un peso specifico negli eventi.
Si arriva al finale basiti: tutta la costruzione narrativa è utile solo ad introdurre nuovi film, nulla trova una vera conclusione o una catarsi adeguata; e quel poco di coinvolgimento emotivo viene negato dall'ultimo colpo di coda, quell'ultimissima inquadratura che liquida definitivamente ogni forma di empatia verso gli eventi.
Persino la pura spettacolarità finisce per latitare; se nel precedente film Snyder aveva dimostrato una voglia di stuzzicare lo spettatore con una spettacolarità immensa ma non gratuita, qui si limita ad imbastire una serie di sequenze action prive di originalità, talvolta ricalcate sullo stile di Nolan e del suo mai dimenticato "Il Cavaliere Oscuro" (2008), talaltra affidate unicamente agli effetti in CGI, la cui carica visiva viene frustrata da una fotografia troppo cupa. Persino le musiche di Hans Zimmer e JunkieXL deludono, essendo per la maggior parte anonime e poco ispirate.






Il risultato finale è un film pensato ed eseguito esclusivamente al fine di compiacere i fans. Più simile ai due film dedicati agli Avengers di Kevin Feige e soci, "Batman v.Superman: Dawn of Justice" ha poca sostanza cinematografica e narrativa, differenziandosi dagli esiti peggiori degli exploit della concorrenza solo per la cura riservata nella caratterizzazione dei due protagonisti. Non è poco, dato il panorama desolante del cinecomic odierno, ma di sicuro non rende giustizia a quanto di buon fatto in passato, né a dare allo spettatore più esigente o occasionale uno spettacolo degno di questo nome.

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