martedì 19 aprile 2016

Suspiria

di Dario Argento.

con: Jessica Harper, Stefania Casini, Flavio Bucci, Udo Kier, Alida Valli, Miguel Bosé, Susanna Javicoli, Eva Axèn, Rudolf Schundler.

Horror

Italia 1977















---CONTIENE SPOILER---


Era impossibile per Dario Argento continuare ad insistere nell'ambito del thriller all'italiana; non dopo aver diretto "Profondo Rosso" (1975), apice supremo del filone nonché summa massima di tutto il suo cinema sino ad allora.
Impossibilità che lo portò ad allontanarsi da quel genere per un tutto sommato breve periodo di tempo, durante il quale ha potuto sperimentare nuove formule per creare tensione e continuare a declinare le sue ossessioni e le sue paure.
Prima tappa di questo nuovo corso della sua carriera è "Suspiria", primo vero horror diretto dal (ex) maestro romano; un horror atipico, vicinissimo all'estetica del sommo Bava (in particolare al gotico di "Operazione Paura" e "I Tre Volti della Paura") e nella narrativa vicino alle fiabe, al fantastico più che all' horror convenzionale. Tanto che, per l'assunto di base e per la splendida atmosfera, "Suspiria" può essere definito come una vera e propria favola dalle tinte splatter, nonché il suo secondo, indiscutibile, capolavoro.





La giovane Suzy Bannion (Jessica Harper), aspirante ballerina, arriva dagli Stati Uniti a Friburgo, in Germania, per cominciare a frequentare una prestigiosa accademia di danza. Il giorno dopo il suo arrivo viene a sapere della morte di una giovane allieva, che aveva incrociato proprio la sera prima, massacrata da uno sconosciuto. Come se non fosse abbastanza, all'interno delle mura della scuola si respira una strana atmosfera, come se le stesse celassero un mistero arcano.





Argento si rifà all'horror fantastico di matrice baviana senza tuttavia rimarcarne pedissequamente gli elementi; trova una propria dimensione in una struttura narrativa che fonde il mondo fiabesco con influenze thriller, ancora in parte presenti. La costruzione della tensione è sempre in crescendo, così come quella narrativa; il mistero che giace tra le mura della scuola trova una risoluzione solo nel climax, benchè anticipato già nel secondo atto.
La costruzione di storia e personaggi è invece lontana anni luce dal modello classico. Nel copione originale, le già giovani protagoniste erano dodicenni, ma per motivi di censura si è deciso di aumentarne l'età anagrafica, senza tuttavia cambiarne caratterizzazione e dialoghi. Un senso di naif puro ne avvolge le parole e le azioni; Suzy, benché adolescente ed interpretata da un allora ventottenne Jessica Harper, è una vera e propria bambina, una sorta di Alice persa in un mondo orrorrifico, che esplora e ai cui orrori reagisce in modo innocente, quasi primordiale, senza mai razionalizzare gli eventi. A differenza di quanto accadeva nei precedenti thriller di Argento, dove il protagonista era sempre maschio e adulto, alle prese con un mistero che però risolveva tramite un mix di raziocinio e intuizioni inconsce.




Un mondo fantastico che Argento colora in modo irreale per raggiungere un'atmosfera onirica: "Suspiria" è un incubo in technicolor, l'ultimo esponente italiano (nonché il più riuscito) della scuola estetica di Mario Bava, con colori dalle giustapposizioni forti, cromatismi talmente saturi da divenire vere e proprie cascate di colore; una fotografia talmente ricercata e anomala che Luciano Tovoli dovette sperimentare una tecnica apposita ed inusuale per ottenerla: girò tutto il film con la classica pellicola Eastman Kodak, il cui "eastmancolor" donava già di per sé una forte pastosità alla luce, per poi stampare il girato in techicolor a tre colori, tecnica all'epoca già obsoleta; il colore risulta così talmente vivo da sembrare uscito da una pellicola degli anni '50, donando all'atmosfera una deriva bizzarra che si sposa perfettamente con l'onirismo ricercato.





Fotografia che si sposa magnificamente con lo stile di ripresa di Argento. Abbandonati in parte i fluidi movimenti di macchina di "Profondo Rosso", limitati a pochi inserti girati per la prima volta con l'allora avvenieristica steadycam, la visione dell'autore si concentra in singole inquadrature dalla geometricità sconvolgente. Gli omicidi e le azioni dei personaggi vengono così racchiuse in piccoli quadri dalla composizione certosina, tanto che, più che a Mario Bava, gli esperimenti estetici riportano alla mente la fotografia di "Giulietta degli Spiriti" (1965) di Fellini.






Lo stile narrativo è invece il medesimo: gran parte del mistero viene risolto grazie ai ricordi della protagonista, alla rielaborazione (solo per questa volta prettamente razionale) di quanto visto ed ascoltato nella prima sequenza, nella forma di improvvisi flaschback che riaffiorano alla mente.
La sperimentazione stilistico-esteca si riverbera, semmai, nelle celeberrime sequenze di morte, che assumono una valenza splatter ancora più marcata, unita al gusto per un dolore fisico facilmente avvertibile dallo spettatore, in modo da renderne la visione ancora più dolorosa. Almeno due sono gli omicidi giustamente entrati nell'immaginario collettivo: l'uccisione di Pat, contro la quale una forza invisibile si accanisce sino ad impiccarla in un bagno di sangue cremisi; e la morte della co-protagonista Sara, letteralmente annegata nel filo spinato.




Il risultato è un horror bizzaro, in cui lo stile gotico abbandona definitivamente l'origine vittoria e mitteleurpea (presenti solo nel nome dell'ambientazione) per tingersi nei colori vivi della modernità. Un horror che si allontana da molte delle convenzioni per trovare in una dimensione onirica, fiabesca e surreale la chiave per una sperimentazione visiva sfrenata. Una vera e propria esperienza sensoriale, unica, avvolgente e sconvolgente.





EXTRA


Il personaggio di Pat Hingle, interpretato dall'attrice svedese Eva Axèn







condivide il nome (molto probabilmente non a caso) con un personaggio reale:







Apprezzato caratterista americano, attivo sia nel cinema che in televisione, Pat Hingle (scomparso nel 2009 all'età di 84 anni) ha preso parte a quasi 200 produzioni, tra le quali "Coraggio... fatti Ammazzare!" (1983), "Elvis" (1979) di John Carpenter e "Rischiose Abitudini" (1990); il suo ruolo più celebre resta però quello del Commissario Gordon, che ha interpretato in tutti e quattro i film di Batman degli anni '90.

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