martedì 16 agosto 2016

Suicide Squad

di David Ayer.

con: Will Smith, Margot Robbie, Jared Leto, Viola Davis, Jai Courtney, Joel Kinnaman, Adewale Akinuoye-Agbaje, Cara Delevigne, Jay Hernandez, Adam Beach, Karen Fukuhara, Ezra Miller, Ben Affleck.

Azione/Supereroistico

Usa 2016















Se c'è una cosa che "Suicide Squad" è riuscito ad insegnare ai fanboys di tutto il mondo, è stata quella di non fidarsi dei voti dati sui siti di recensioni. Quel miserabile 26% di gradimento dei critici apparso su Rotten Tomatoes, che si scontra con un fin troppo roseo 71% di voti dati dal pubblico, ha davvero sconvolto le fragili menti di giovani che per troppo tempo si sono affidati ad una cifra percentuale per giudicare un film che magari non avrebbero neanche visto. D'altro canto, gli amanti del buon cinema sanno da anni come il pomodorometro sia poco affidabile, basti vedere quel 92% affibbiato ad un capolavoro del trash quale fu il primo film su Iron Man, che si potrebbe tranquillamente giustapporre (non senza qualche forzatura) allo scarno 64% di un'opera del calibro di "Ichi the Killer" (2001). Ben venga, dunque, questa presa di coscienza, che potrebbe magari rappresentare il primo passo per quella scalcinata categoria di moviegoers verso il pensiero indipendente, autonomo ed oggettivo. O almeno si spera.
Da parte sua, "Suicide Squad" è uno degli esiti più interessanti ma al contempo meno riusciti di questo 2016 fin troppo ricco di film tratti da fumetti mainstream. Interessante a partire dal soggetto di base, ripreso da una delle pubblicazioni più curiose di casa DC.




Era il 1959 quando la prima Suicide Squad compariva negli albi a fumetti della casa editrice di Batman e Superman. L'anno di pubblicazione è essenziale: la Golden Age dei comics è finita, la ri-creazione di personaggi quali Flash e Lanterna Verde ha inaugurato la Silver Age. Lo strapotere dei supereroi su carta stampata cede il passo, per circa 20 anni, a nuove forme narrative, quali il fumetto di guerra, l'antologico (in quegli stessi anni veniva pubblicato il cult "Tales from the Crypt", che avrebbe formato un'intera generazione di cineasti e scrittori horror) e, più in generale, qualsiasi pubblicazione che non vedesse come protagonista un eroe in calzamaglia.
La Suicide Squad originaria è così composta da semplici esseri umani: un manipolo di soldati guidati dall'indomito Rick Flagg che viene chiamata in causa per sgominare ogni tipo di minaccia sovrannaturale o extraterrestre, in un mondo dove la Justice Society (antesignana della futura Justice Legue) è stata disciolta. Una squadra la cui pericolosità delle missioni porta alla coniazione del nomignolo "squadra suicida".
Ben accolto sin dai suoi primi anni di vita, l'albo originario viene rinnovato a partire dal 1986, anch'esso anno essenziale per i comics: la Bronze Age è in pieno corso e le storie di supereroi divengono più cupe e complesse. Il gruppo della squadra suicida viene così ripensato da capo come un manipolo di supercriminali che il governo americano, impersonato dall'integerrima Amanda Waller, utilizza per le missioni più sporche dalle quali dipende la sicurezza nazionale, coartandoli usando un collare esplosivo e la vana promessa di uno sconto sulla pena. Primi a fare capolino nella neocostituita Task Force X sono Deadshot e Capitan Boomerang, nemesi storiche di Batman e Flash. Mentre a guidare in azione il gruppo troviamo Rick Flagg Jr., figlio del colonnello che guidava il team originale. La scelta di creare una testata con protagonisti i "super-cattivi" non deve stupire: l'attenzione che la DC Comics ha sempre dimostrato anche per la caratterizzazione (estetica e non) dei villain è unica nel panorama superoistico mainstream, tanto da renderla quasi obbligata.



Ottenuto nuovamente un enorme successo, la testata viene "rigenerata" nel 2011 a seguito dell'avvento dei "Nuovi 52" di casa di DC, divenendo ancora più violenta e, per la prima volta, sottilmente (ma neanche più di tanto) erotica. La nuova politica editoriale porta Suicide Squad a divenire uno dei titoli più audaci e per questo adorati dai lettori. In tal senso è esplicativa una delle sequenze centrali del primo volume: Deadshot e Harley Quinn si abbandonano a una scena di sesso appassionato su di una lavatrice. Una testata che "osa", pur senza rischiare troppo: la qualità delle storie è buona, ma mai davvero eccellente, la violenza e la cattiveria compaiono a sprazzi, ma senza mai essere davvero scioccanti o portare a soluzioni sorprendenti o intriganti, ossia senza mai voler andare oltre quelle che sono le imposizioni restrittive del sistema di censura, il famoso "Comic Code" che tanti danni ha fatto nella narrativa a fumetti a stelle e strisce. Ciò nonostante, il pubblico premia nuovamente l'inusuale supergruppo, la cui testata viene letta regolarmente da un nutritissimo stuolo di appassionati.
Ma ad assicurarne la transizione su Grande Schermo non è tanto il favore del pubblico, quanto l'inaspettato e sorprendente successo di critica e di pubblico di "Guardiani della Galassia" (2014), il quale spalanca gli occhi dei produttori della Warner sulla possibilità di portare su schermo un gruppo di anti-eroi disfunzionali ottenendo lo stesso un enorme riscontro di pubblico.




"Suicide Squad" nasce con intenti prettamente commerciali e subisce un brusco cambio di rotta a riprese già iniziate a seguito delle polemiche e delle delusioni generate dall'uscita di "Batman v Superman", con conseguenze avvertibili facilmente. Il film montato differisce visibilmente con quello girato, in maniera non dissimile da quanto accaduto in casa Marvel Studios con "Ant-Man" (2015). Trovatosi a dover accontentare le richieste dei produttori, Ayer ha dovuto dare inizio ad un'intensa serie di re-shoot, a tagliare numerose sequenze, colorare i flashback con luci sgargianti, rimodellare parte della storia e persino cambiare il ruolo di determinati personaggi. E l'esito è un film monco e a tratti goffo.




Il caos produttivo si avverte sopratutto nella scena in cui viene presentato il personaggio di Katana, re-inserito nella storia all'ultimissimo momento, caratterizzato con mezza linea di dialogo e relegato per il resto del film a "braccio armato" di Rick Flagg Jr., nulla più e nulla meno.
Il numero di scene lasciate negli hard-disk di stoccaggio è enorme, come si può verificare anche semplicemente rivedendo i  trailer usciti nei mesi scorsi. Tagli selvaggi che hanno portato a ridimensionare il ruolo di molti altri personaggi, che finiscono per restare sullo sfondo, come Killer Croc e Slipknot, o il cui potenziale di intrattenimento viene sfruttato solo in minima parte, come Capitan Boomerang. Ma molto del materiale andato perso riguarda anche il Joker di Jared Leto, il quale ha aspramente criticato il montato. Il personaggio finisce così per essere puramente riempitivo, una specie di Romeo psicopatico che corre in salvo della bella Harley Quinn per mezzo film, ma che alla fin fine non ha nessun peso specifico negli eventi.
Proprio il personaggio del Joker rappresenta uno dei punti più deboli del film. Ruolo narrativo a parte, l'apporto di Leto al personaggio è blando: il suo altro non è che un personaggio ibrido, un mix tra il gangster dandy e violento di Jack Nicholson e l'anarchico folle e inarrestabile di Heath Ledger, privo di tratti caratteriali distintivi che vadano oltre la mera estetica o l'amore folle (ma nemmeno più di tanto) per la bella Harley.



Montaggio sconclusionato a parte, la storia di "Suicide Squad" era già sulla carta pretestuosa e poco ispirata. La minaccia dell'Incantatrice è forzata, il suo piano per liberarsi talmente ovvio che non si può non pensare al perchè non lo abbia fatto prima, la sua smania di distruzione puramente basilare. Non c'è, in sostanza, un motivo efficace e credibile al perchè l'improbabile gruppo di supercriminali debba entrare in azione o al perchè lo spettatore possa appassionarsi alle loro gesta, tanto che, almeno inizialmente, si fatica a farsi coinvolgere.
Eppure, in questo marasma di forzature e situazioni improbabili, c'è qualcosa che riesce a catturare l'interesse e ad affascinare. Ayer e il cast riescono, un pò alla volta e non senza fatica, ad intrattenere a dovere e a dare al pubblico un prodotto che non sia una mera origin-story o una scusa per vendere un marchio.




Entrambi riescono ad infondere simpatia e carisma ai personaggi. Il Deadshot di Will Smith è un buon padre di famiglia, come era lecito aspettarsi dall'attore, ormai abbonato a ruoli del genere, ma non si appiattisce mai del tutto sulla bidimensionalità dello stereotipo del "cattivo dal cuore d'oro". La Harley Quinn di Margot Robbie è folle, non ha qualità redimenti che la possano rendere davvero "buona" ed è per questo, molto più divertente di una qualsiasi anti-eroina; senza contare come la Robbie sia talmente bella da incantare in ogni singlo fotogramma in cui appare. La vera rivelazione, pur mal sfruttata, è però il Boomerang di Jai Courtney: sboccato, irriverente, zotico e rozzo, per questo infinitamente divertente. Rivelazione perchè per la prima volta Courtney riesce ad essere credibile su schermo, forse anche perchè i suoi famosi lineamenti vaccheschi sono celati sotto la barba.
Merito del regista è anche il romanticismo di fondo. Non tanto quello che ammanta la love-story tra Harley Quinn e il Joker, adolescenziale e marcato al punto da far uscire i personaggi dai loro ruoli, quanto quello che lega il resto dei cattivi al loro passato. Romanticismo che ha le forme del rimpianto per El Diablo, dell'amore per la propria bambina per Deadshot, per il marito defunto per Katana e dell'amore "totale" ma adulto tra Rick Flagg Jr. e June Moone. Romanticismo mai zuccheroso o stucchevole, eredità della formazione noir (o presunta tale) del regista, che riesce anche a tradurlo efficacemente nel cameratismo tra i personaggi, i cui archi di odio-collaborazione non sono mai forzati, per questo sempre credibili.




Ayer è da sempre abituato a lavorare su film d'ensamble, con ricchi cast di coloriti personaggi. Il suo passato come sceneggiatore di noir malriusciti ma interessanti quali "Street Kings" e "Harsh Times" ne ha affinato le doti e la sua mano è ferma sia nella descrizione dei caratteri che nella direzione degli attori, pur sempre nei limiti del montaggio barbarico che affligge tutto il film. Ma suo merito è anche quello di calare la vicenda in un'atmosfera carpenteriana: numerosi sono i richiami al capolavoro "1997: Fuga da New York" (1981), dallo scenario post-apocalittico urbano all'uso degli esplosivi, ora iniettati nel collo dei personaggi, passando ovviamente per la premessa originaria del gruppo di "cattivi disillusi" coartati a lavorare per un governo machiavellico. Cattivi che, è bene sottolinearlo, restano sempre tali: benchè il film debba necessariamente proseguire verso il necessario e inevitabile happy ending, Ayer riesce a far essere i personaggi sempre coerenti con il proprio ruolo, senza mai trasformarli forzatamente in eroi da riporto,persino quando ad entrare il scena è il Romeo-Joker di Leto.





E' necessario, quindi, auspicare l'uscita di una Director's Cut del film che proponga il montato originario, come avvenuto con "Batman v Superman", la cui "Ultimate Cut" riesce a limare in modo efficace alcuni difetti. Perchè nel suo stato attuale, "Suicide Squad" è sicuramente un film divertente ed apprezzabile, celato tuttavia tra le macerie di una operazione discutibile, che ne ha sottratto molto del potenziale, rendendolo, in definitiva, un divertente ed apprezzabile casino ambulante.

Nessun commento:

Posta un commento