venerdì 9 settembre 2016

Dèmoni

 di Lamberto Bava.

con: Urbano Barberini, Natasha Hovey, Karl Zinny, Fiore Argento, Bobby Rhodes, Nicoletta Elmi, Fabiola Toledo, Paola Cozzo, Stelio Candelli, Michele Soavi.

Horror/Gore

Italia 1985

















---CONTIENE SPOILER---

Essere il figlio di uno dei cineasti più moderni e seminali di sempre è un'eredità insostenibile; e Lamberto Bava, è inutile negarlo, non è mai riuscito a sfuggire al confronto con il fantasma del padre: laddove quest'ultimo è un genio riconosciuto troppo tardi, Lamberto potrebbe al massimo essere considerato un mestierante dalle grandi aspirazioni, ma dal poco talento. Il che è vero, ma solo in parte. Perchè Lamberto Bava non ha sicuramente dimostrato di possedere la versatilità o la forza immaginifica del suo ingombrante genitore, ma la cattiva riuscita di quasi tutti i suoi exploit (fantastici e non) è dovuta principalmente ad un altro, tristemente famoso, fattore: la mancanza di quel sedimentato sistema produttivo in grado di garantire i valori necessari al cinema di genere.
Lamberto esordisce infatti nel 1980, ossia quando il declino del Cinema Italiano è prossimo. I suoi primi due lavori passano inosservati e tutt'oggi non sono neanche stati oggetto di riscoperta da parte dei patiti del horror a tinte forti: "Macabro" (1980) e "La Casa con la Scala nel Buio" (1983) non vantano di certo l'eleganza dei film di Dario Argento, né la forza di quelli di Lucio Fulci e nemmeno quel fattore trash degli scult di Umberto Lenzi e Claudio Fragasso. In questo primo periodo, il nome di Lamberto Bava resta legato al cinema di serie B universalmente inteso: pellicole dalle magre aspettative e che concedevano ben poco al pubblico. Tanto che la sua fama è dovuta al suo quinto lungometraggio (il terzo firmato con il suo nome di battesimo), "Dèmoni", prodotto da Argento e forte di un budget di tutto rispetto.




La presenza di Argento non deve stupire se si tiene conto di quanto dovesse al padre di Lamberto: non solo l'essenziale collaborazione per le riprese di "Inferno" (1980), vergognosamente non accreditata, ma anche il risalente debito di ispirazione per la creazione dei suoi "Giallo Movies", filone generato praticamente dalla mente di Mario. Senza contare come lo stesso Lamberto avesse collaborato con Argento sul set di "Inferno" e "Tenebre" (1982). Va infine tenuto a mente come in quegli anni Argento fosse ancora il celebrato "maestro del horror all'italiana", l'indiscusso re del brivido tricolore celebrato anche all'estero e rappresentasse uno dei registi italiani più famosi ed apprezzati al mondo.
"Dèmoni" finisce così per rappresentare uno degli ultimi exploit di horror italiano degni di nota. Un film imperfetto, a tratti ridicolo, di certo lontano dai massimi esiti del genere. Eppure, pur nella sua imperfezione, è uno spettacolo sorprendente, ammaliante, affascinante, nel quale Lamberto dà prova del suo talento latente, pronto ad esplodere quando ne ha l'effettiva possibilità.





La sceneggiatura orchestrata, tra gli altri, da Argento e dallo specialista della serie B Dardano Sacchetti, non brilla per originalità o profondità. La trama è basica e pretestuosa: un gruppo di persone si ritrova prigioniero in un cinema, dove i mostri del film che viene proiettato cominciano ad aggredire chiunque capiti a tiro. Inutile cercare letture metatestuali: l'ambientazione è puramente scenografica, non dà adito a simbolismi o rimandi e si impone come una semplice variante della classica "casa infestata".
Così come l'intero script è una sorta di variazione sul tema dell'assedio dei non-morti di romeriana memoria, che pecca però nel dare la giusta caratterizzazione ai personaggi. La protagonista iniziale Cheryl, la sua amica Hannah e i giovani spasimanti George e Ken vengono presto relegati sullo sfondo e ricompaiono al centro della scena solo verso la fine del secondo atto. La narrazione vorrebbe essere multipla, mettere al centro un ensamble di personaggi, ma la loro bidimensionalità finisce per affossare le buone intenzioni; non paga neanche l'idea di introdurre, durante il secondo atto, un secondo gruppo di avventori, costituito da un pugno di tossicomani, giusto per aumentare il body count. Tanto che alla fine a restare impressi sono solo due della decina di personaggi che appaiono su schermo; il primo è il magnaccia interpretato da Bobby Rhodes, che con il suo fare da maschio alfa e lo stile quasi caricaturale diventa subito simpatico; il secondo è la maschera interpretata da Nicoletta Elmi, l'ex "bambina terribile" di "Profondo Rosso" (1975), ora cresciuta e sbocciata in una bellissima ragazza, la cui presenza, sopratutto nei primi minuti, trasmette un azzeccatissimo mix di fascino ed inquietudine.
Personaggi e trama a parte, la scrittura inciampa anche nella continuità, con la "maledizione" che impiega ore per colpire alcuni personaggi, ma solo pochissimi istanti per altri quando fa comodo.
Come spesso accade, il valore del film non risiede nel suo contenuto, ma nella sua forma.




C'è una scena che, da sola, simboleggia perfettamente tutto il film: durante il climax, George e Cheryl corrono per il cinema in sella ad una moto da cross, facendo strage di demoni con una katana, sulle note di "Night Danger", poco prima che un elicottero sfondi il soffitto. "Dèmoni" è uno di quei film dove l'effetto vale più della logica, la goduria, il divertimento e la sensazione valgono più della storia e dei personaggi; un film di intrattenimento puro, in sostanza, che fa dell'esagerazione la sua bandiera. Se si sta al gioco, si è smaliziati o semplicemente di poche pretese, non si potrà non amare il lavoro svolto da Bava. Anche perchè, per una volta, questi ha il polso saldo (forse anche grazie alla collaborazione di Argento) e riesce a non far sprofondare tutto nel trash puro, nel "so bad it's good" che tanto suo cinema conoscerà.






Con l'aiuto del fido direttore della fotografia Gianlorenzo Battaglia (che anni dopo finirà ad illuminare a giorno i set di Boldi e De Sica), Bava riprende le istanze estetiche del genitore ed immerge la vicenda in un'atmosfera irreale. Pur non rischiando nulla, riesce a gestire a modo la tensione, ma il meglio di sé lo dà quando si affida agli effetti di Sergio Stivaletti; i demoni del titolo non sono semplici zombi, ma creature da incubo che rigurgitano liquami fluorescenti e scrutano il buio con occhi luminosi. La caratterizzazione estetica delle creature, pur basica, è di sicuro impatto, mentre il gore è abbondante in ogni sequenza. Azzeccato è anche l'uso della colonna sonora, che spazia dall'hard rock all'heavy metal, con brani, tra gli altri, di Billy Idol e del Motley Crue. Nello stesso anno in cui Argento sperimenta l'associazione delle sonorità rock con quelle più classiche in "Phenomena", creando un effetto pasticciato, Bava si affida più saggiamente alle sole canzoni, con esiti più esaltanti.






Divertente e leggero, "Dèmoni" è un horror puramente ludico: un gioco di puro intrattenimento condotto con mano per una volta sicura. Non è arte, non è raffinato, non è innovativo e in fondo neanche tanto memorabile; è un B-Movie graziato da buoni valori produttivi che riesce a fare a modo il suo sporco dovere, un genuino esempio di cinema di genere d'annata.

1 commento:

  1. Hai detto bene, Demoni non è un film perfetto e anzi a volte sfiora (e supera) il ridicolo, ma è anche affascinante e divertente, quasi una tarda testimonianza di un modo di fare cinema artigianale e ormai scomparso

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