mercoledì 29 marzo 2017

Baci Rubati

Baisers volés

di François Truffaut.

con: Jean-Pierre Léud, Delphine Seyrig, Claude Jade, Michael Lonsdale, Harry-Max, Danel Ceccaldi.

Commedia

Francia 1968















Il 1968, l'anno delle rivolte e delle contestazioni, in cui lo status quo viene messo a soqquadro, distrutto, frammentato e bruciato. Ed un autore riservato come Truffaut, che pur preferisce un cinema intimista ad uno smaccatamente politico, non si tira indietro dinanzi all'onda della provocazione. Che, nella sua esperienza, prende due forme distinte.
Dapprima , nel febbraio, la strenue battaglia per il "caso Langlois": Henri Langlois, fondatore della Cinémathèque Française, storico archivio cinematografico d'oltralpe, viene deposto dalla direzione della stessa senza alcun apparente motivo da parte del ministro della cultura; come reazione, i figli della Nouvelle Vague iniziano una serie di forti contestazioni, bloccando le strade ed invadendo le piazze di Parigi; al gruppo autoctono giunge presto la solidarietà di altri grandi artisti europei ed americani: Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, persino quel Nicholas Ray da loro venerato, che si unisce fisicamente alle proteste. E come segno di solidarietà alla lotta degli artisti, molti cinema restano chiusi in segno di protesta.



In seguito, a maggio, Truffaut e Godard capeggiano una seconda rivolta, diretta a contestare l'edizione del Festival di Cannes per un motivo cruciale: nessuno dei film proiettati, nemmeno quelli da loro presentati, porta il tema delle proteste dei lavoratori o degli studenti; mentre nel mondo infiamma la rivoluzione, il cinema si barrica in sé stesso con opere inutili, in palese controtendenza a quello che fu lo spirito dei "Giovani Turchi" appena un decennio prima. E la loro rabbia fu ascoltata: il festival venne interrotto dopo 9 giorni.




Come si riflette questo clima teso sull'opera di Truffaut?
Per paradosso puro, in modo estremamente blando. Perché se nella realtà il grande artista era cosciente della necessità di un'azione politica forte, capitanata in primis dalla classe intellettuale, nelle sue opere preferisce portare avanti la sua poetica leggera, quasi spensierata, sino ai limiti del frivolo. Decisione che di per sé stessa è tutt'altro che politica, squisitamente artistica, ma che verrà spesso interpretata in senso opposto, tanto da costargli l'amicizia del collega Godard, il quale lo insulterà pesantemente per le sue scelte filmiche.
E di fatto, a vedere il buio della sala in quel movimentato '68, oltre a "La Sposa in Nero", fu "Baci Rubati", quasi un manifesto di questo suo cinema leggero e squisitamente frivolo, che fa della grazia nel tono la sua forza dirompente. Nel quale l'unico segno del caos esterno alla sala è una piccola, quasi timida inquadratura, di un cinema chiuso, con in sovraimpressione una scritta in solidarietà a Langlois.




Secondo capitolo del ciclo su Antoine Doinel, "Baci Rubati" riprende le fila della narrazione dall'episodio "Antoine e Colette" del film corale "L'Amore a Vent'anni" (1962); Truffaut si sentiva ancora attratto da quel personaggio a lui così simile da farne proseguire le gesta, mischiando come sempre ricordi e passioni personali.
Antoine ha sempre il volto di Jean-Pierre Léud, ora ventiquattrenne; fuggito dall'esercito, nel quale si era arruolato per fuggire a sua volta dalla delusione amorosa, vive una relazione molto aperta con Christine (Claude Jade), mentre si barcamena per sbarcare il lunario tra un lavoro ed un altro e tra un amore ed un altro.




L'attrazione è ossessione; Antoine è innamorato di Christine, ma lei, pur attratta, non riesce a ricambiarne in toto la furiosa passione, fuggendo talvolta dalla sua presenza. Così Antoine si trova a passare il tempo in compagnia di prostitute o ragazze conosciute per caso, mentre per strada incrocia vecchie conoscenze ormai coniugatesi.
Il suo carattere, da frizzante e fiero, è ora trasognato, quasi svampito; non ha talenti particolari, né ambizioni. Antoine attraversa la vita cercando di aggrapparsi ad ogni forma di amore possibile: quello a pagamento, quello focoso per la sua coetanea, quello timido per una donna più matura. Ma ogni forma di relazione è instabile, non porta che ad una fugace forma di passione, che brucia in un attimo per poi svanire e lasciare l'amante ancora affamato di affetto.
Non c'è stabilità nella relazione: così come Christine fugge dal retro della sua casa per evitare la compagnia di Antoine, allo stesso modo le donne nella vita di Antoine vanno e vengono e a lui non resta che guardarsi allo specchio, recitando un mantra di nomi per buona sorte.
Persino quando la stabilità sembra arrivare, Truffaut decide di deridere i suoi personaggi: sistematisi assieme, Antoine e Crhistine fanno la conoscenza di una strana figura, un uomo in impermeabile che per tutto il film ha seguito la ragazza, il quale si rivela uno spasimante che confessa la sua attrazione e spiega come per lui ella sarà il solo impegno nella vita, sorta di personificazione della stabilità. Momento che viene immerso in uno stupore ironico e che viene chiuso con la scomparsa del personaggio stesso: una contraddizione, l'affermazione di come, in amore come nella vita in genere, forse non ci sono forme stabili e ferme, tutto sia in perenne movimento.




Ma Truffaut non fa di quest'incertezza un dramma, anzi colora con una luce briosa tutto il film; la leggerezza è ancora più lieve di quella di "Jules & Jim" (1962) e de "I 400 Colpi" (1959): i piccoli drammi e le piccole gioie entrano ed escono dalla sua vita, ma Antoine affronta tutto con nonchalanche, con tutta la normalità di questo mondo; Truffaut lo tratteggia quasi come la Cabiria di Fellini, pur in un contesto diverso. Ed è in tale spensieratezza che trova un registro perfetto per dar vita ai suoi "sketch", veri e propri episodi di vita mai così deliziosi.
Perché, sembra volerci dire, nella vita non contano solo le conquiste e le grandi vittorie, ma anche le piccole esperienze, quelle che ci lasciano poco solo in apparenza, scalfendo in parte il carattere.
Il Doinel perennemente distratto e svogliato è l'essere umano che si lascia trasportare dagli eventi, divenendone talvolta protagonista suo malgrado, riuscendo solo per poco a tenere le redini della sua esistenza; una filosofia lieve, nel contenuto come nella forma, che qui si fa meno ricercata; non per nulla, l'unico virtuosismo, omaggio all'amato Hitchcock, lo si ritrova quando Antoine conquista finalmente la sua Christine, quando quella stabilità, pur temporanea, arriva.




La leggerezza si fa così stile perfetto, anche dove la messa in scena arranca (ironicamente, il polso di Truffaut trema, gli errori di continuità sono talvolta ridicoli); l'equilibrio è magnifico: "Baci Rubati" è una delle commedie migliori del decennio ed uno degli esiti forse più rappresentativi di tutto il cinema dell'autore.

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