lunedì 10 aprile 2017

Adam Chaplin

di Emanuele e Giulio De Santi.

con: Emanuele De Santi, Valeria Sannino, Chiara Marfella, Christian Riva, Paolo Luciani, Giulio De Santi.

Fantastico/Horror/Gore/Azione

Italia 2011
















Il successo di film come "Lo Chiamavano Jeeg Robot" e "Veloce come il Vento" fa presagire una rinascita di quel cinema italiano di genere da troppo tempo sepolto sotto il peso degli anni; rinascita che tarda ad arrivare: a farla da padrone è sempre quel falso cinema di genere, dove l'intimismo di personaggi la cui profondità è nulla supplisce alle emozioni e all'estetica; cinema di genere, in pratica, solo nel nome, che ha l'anima fasulla del racconto falso impegnato tipicamente italiano; e quest'anno, giusto per essere certi che gli effetti dei film di Gabriele Mainetti e Matteo Rovere venissero anestetizzati, ci tocca sorbirci la classica formula con pellicole come "Falco" e "Il Permesso- 48 ore Fuori".
Sarebbe quindi giusto che ad un cinema mainstream fossilizzato nel compiacimento ad oltranza dei propri limiti e difetti si opponesse un panorama indie che invece sappia riprendere quei registri e quei toni che vengono solitamente evitati dalle grandi produzioni. Il che a ben vedere è anche così, ma sono davvero pochi i filmmakers italiani underground in grado di imporsi all'attenzione del pubblico (anche solo di nicchia) con opere valide o interessanti; colpa, neanche a dirlo, della mancanza di un sistema produttivo che riesca a lavorare con pochi mezzi e a sfuggire al "duopolio assassino" composto da RAI e Medusa. Questo perché (e duole davvero dirlo) il cinema indipendente italiano è poco più di un cinema amatoriale, dove spesso i registi sono dilettanti allo sbaraglio che si cimentano con pochi mezzi in operazioni autoprodotte alla bene e meglio, che anche quando riescono ad ottenere la distribuzione online o in Home Video, dimostrano una pochezza di idee, stile e padronanza del mezzo imbarazzante.
Eppure, anche in questo panorama doppiamente desolante, le buone eccezioni non mancano; basti pensare alla Necrostorm di Giulio De Santi, piccola casa di produzione tutta italiana che produce e distribuisce lungometraggi tramite il proprio sito; una forma di "autarchia filmica" che si è ritagliata uno spazio all'attenzione dei cultori del cinema splatter e che è poi giunta all'attenzione del pubblico internazionale grazie ad un piccolo exploit gore: "Adam Chaplin" del 2011.



Film che non è altro se non un omaggio sincero ed appassionato ad altri cult del cinema horror e dello splatter. L'esile trama alla base (giovane rimasto orfano della propria ragazza si vendica in modo ultraviolento dei suoi assalitori) è puro rimando ad "Hokuto no Ken" e a "Il Corvo- The Crow". In particolare, l'amore di De Santi, sia di Giulio che del fratello Emanuele, che scrive, dirige ed interpreta il tutto, è rivolto naturalmente all'opera di Tetsuo Hara: le pose del protagonista Adam, i personaggi caricaturali, le tempeste di pugni e sopratutto l'ultraviolenza sembrano uscite dritte dritte dalle vignette del manga. Più sottile è invece il richiamo alla saga di "Venerdì 13", con il villain Denny conciato come Jason in "Jason va all'Inferno". Mentre dal cult di Alex Proyas torna la visione di una città marcia, una specie di Inferno in Terra popolato da piccoli e grandi demoni pronti a sbranarsi, che qui ha le tinte azzurre e grgie del cemento della periferia.




Ultraviolenza che si fa puro sfogo cinefilo: gli ottimi SFX (curati dalla stessa produzione) e la CGI decente visto il budget risicatissimo sono tutti al servizio delle visioni gore del duo. A Farla da padrone sono arti spezzati, corpi impalati e dati alle fiamme, braccia strappate e volti polverizzati a suon di pugni. Il sangue scorre ad ettolitri in ogni scena e De Santi ha l'occhio giusto per la composizione dell'inquadratura: lo stile è plastico, quasi stilizzato a voler somigliare alle tavole di Hara da cui trae ispirazione, tanto che persino nell'estetica l'omaggio è evidente.






Se il controllo sull'estetica è saldo, un pò meno lo è sul piano narrativo: il ritmo è sin troppo lento e la trama troppo scarna persino se si tiene conto delle ambizioni puramente "di genere".
Ma al di là dei difetti, "Adam Chaplin" è un piccolo miracolo; è un miracolo come i De Santo siano riusciti con pochi soldi a creare un film che abbia una propria identità (pur derivativa, data dalla natura di omaggio) e, sopratutto, con una propria dignità; di come siano riusciti a creare qualcosa di piccolo ma infinitamante divertente e riuscito, senza scadere nel tedioso e senza dover infarcire il tutto con inutili pretenziosità.
Questo è vero cinema di genere. Questo è il cinema di cui l'Italia ha bisogno. Questo è cinema indie underground puro, dignitoso, semplicemente bello.

1 commento:

  1. Molto, molto underground. Apprezzabilissimo lo sforzo, gli effetti, l'estetica, ma la storia era proprio deboluccia

    RispondiElimina