martedì 5 luglio 2016

Apocalypse 2024

 A Boy and his Dog

di L.Q. Jones.

con: Don Johnson, Tim McIntire, Jason Robards, Susanne Benton, Alvy Moore, Charles McGraw, Ron Feinberg, Michael Rupert.

Fantascienza/Grottesco

Usa 1975













Quando si parla di pellicole seminali, un film come "Apocalypse 2024" passa solitamente inosservato. E' stato facile sia per il grande pubblico che per la critica dimenticare questo piccolissimo film, divenuto tra l'altro un cult solo per pochi. Il perchè è anche facile da spiegare: non è di certo una pellicola memorabile o perfettamente riuscita, quanto un B-Movie in piena regola che fa dell'originalità della storia e dell'acidità del tono i suoi punti di forza.
Pur tuttavia, l'importanza che l'exploit di L.Q. Jones e Harlan Ellison è innegabile. Prima ancora del mitico "Mad Max 2" (1981), fu proprio questo bizzarro ed affascinante film a portare su schermo immagini di una società del dopo-bomba, dove la razza umana è regredita allo stato primitivo.




Alla base del film c'è il racconto omonimo "A Boy and his Dog" che Ellison scrisse nel 1969, ricompreso nella celebre antologia "The Beast that Shouted Love at the Heart of the World", i cui diritti furono presto acquisiti da Jones, noto e apprezzato caratterista che all'epoca tentava di avviare una propria carriera da regista. Ottenuto il beneplacito dell'autore, la produzione riesce a portare a bordo Jason Robards nei panni del capo della comunità di Topeka e, sopratutto, trova un perfetto protagonista in un giovane e sconosciuto Don Johnson.
Distribuito inizialmente nel solo circuito dei drive-in, il film riscuote un ottimo successo, ma arriva in sala solo nel decennio successivo, ricevendo nuovamente un'ottima accoglienza anche presso la comunità femminista, che ne loda il tono misantropico (in Italia in film arriva con il titolo "Un Ragazzo, un Cane, due inseparabili Amici" riscuotendo un discreto successo, per poi essere distribuito anni dopo in home-video con il titolo internazionale "Apocalypse 2024"). Successo tutto sommato meritato: nonostante qualche incertezza, quello di Jones è un buon esempio di cinema di serie B.




"La IV Guerra Mondiale durò cinque giorni". Dopo c'è solo il caos. L'umanità è tornata allo stato brado, organizzata al massimo in piccolissime comunità dedite al baratto. Tra le "wasteland", il giovane Vic (Johnson) vaga assieme al suo cane  mutante Blood (doppiato dal cantautore Tim McIntire), dotato della capacità di comunicare con alcuni umani. La forza di Vic permette al duo di fare provviste, mentre il fiuto di Blood permette al partner di trovare tutte le donne di cui ha bisogno per appagare la sua insaziabile libido. Finchè i due non si imbattono nella misteriosa e bellissima Quilla (Sussanne Benton).




La civiltà non esiste più. Gli uomini, sia i superstiti alla guerra che i figli del dopobomba, sono dei barbari le cui priorità coincidono con l'appagamento degli istinti; la sopravvivenza è divenuta l'imperativo e l'essere umano è così ridotto ad un animale. Tanto che Vic non è dissimile da una bestia: un ragazzo irriverente, sboccato, privo di qualsiasi ideale o anche idea, viaggia per il deserto a caccia di cibo e donne. Non un semplice sopravvissuto, ma l'uomo nuovo di un mondo privo di ogni forma di istituzione.
Blood è il suo opposto; personaggio razionale, dotato di uno spiccato e sagace senso dell'umorismo, è lui tra i due ad avere la testa sulle spalle, a non lasciarsi trasportare dallo stomaco neanche quando è vuoto. Ed è sempre lui a rappresentare la "memoria storica collettiva", impartendo all'umano lezioni di storia da tramandare ai posteri.





Al di sotto delle wasteland si è formata invece una società del tutto antitetica, comandata con il pugno di ferro dal patriarca Lou (Robards) ed i membri del "consiglio". Una civiltà che ricalca quella dell'America degli anni '50, dove l'innocenza e il duro lavoro vengono imposti sino al punto che gli abitanti devono dipingersi il volto per simulare costantemente l'allegria. Un mondo, in fin dei conti, non meno barbaro di quello di sopra, dove un governo tirannico spadroneggia sui sopravvissuti progammandone in modo preciso e puntuale usi e gusti, punendo con la morte chiunque non segua i precetti, letti costantemente da una voce registrata.






Jones e Ellison ritraggono così due mondi opposti e complementari. Sopra, una sorta di protociviltà che vive delle macerie di quella vecchia, dove i solitari sono vestiti di stracci, combattono e viaggiano con i rottami del passato e sono pronti a qualsiasi bassezza per appagare il ventre. Di sotto, un totalitarismo che impone il perbenismo conformista per cercare di riprodurre in modo meccanico usi e costumi di quel mondo ormai distrutto, dove gli anni '50 rappresentano al contempo innocenza e orrore.
Il lavoro svolto sui costumi e le locations è esemplare e connota in modo definitivo quello che sarà il look della post-apocalisse. Lo stesso George Miller ammetterà più volte e senza giri di parole di esservisi ispirato per il suo film, limitandosi ad introdurre alla formula elementi dello spaghetti western di stampo leoniano.






Se nell'estetica "Apocalypse 2024" è avvenieristico e, per questo, perfettamente godibile, è nello stile che purtroppo perde parte della sua riuscita; Jones crea un film a tratti goffo, superficiale e troppo attaccato alla sua matrice letteraria.
Al suo primo lungometraggio, il regista non padroneggia bene la grammatica filmica, finendo per affossare la spettacolarità di alcune scene, come la sparatoria nel seminterrato, troppo confusa nell'uso del montaggio e priva di vera tensione. Allo stesso modo, alcune scelte stilistico-estetiche sono indigeste, come l'uso dell'effetto sonoro di un sonar per mimare l'olfatto del cane.
Al pari di Ellison, anche il regista-sceneggiatore si limita a descrivere la post-apocalisse, senza tentare di ampliarne la portata narrativa o simbolica. La sceneggiatura non aggiunge nulla di nuovo al racconto e la narrazione finisce così per essere troppo lineare, perdendo di vista possibili approfondimenti dei temi trattati.






L'esito è così imperfetto, ma lo stesso interessante. Un piccolo film, sconosciuto ai più nonostante la sua aurea di cult, che può davvero vantare un primato assoluto: l'aver anticipato mode e tendenze che di lì a poco sarebbero esplose. Ed è per questo che è ancora oggi merita di essere visto e ricordato.





EXTRA


Oltre ad aver ispirato la saga del "folle" dell'Outback, "Apocalypse 2024" ha anche imposto il suo stile in ambito videoludico. La fortunata serie di RPG "Fallout" riprende dal film non solo lo stile per la creazione della società post-apocalittica (unendolo a quello dei film di Miller), ma anche la fascinazione retrò per gli anni '50.


1 commento:

  1. Film veramente seminale, hai ragione. Non se ne sente mai parlare, ed è un peccato. Da riscoprire!

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